CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

sabato 27 febbraio 2010


Acţiunile de comemorare a victimelor războiului de pe Nistru .

Au fost inaugurare sâmbătă, 27 februarie, la Chişinău cu un festival desfăşurat în premieră „Porumbelul – simbolul păcii”. Veteranii şi oficialităţile au depus flori la Muzeul Militar din scuarul Casei Armatei şi au lansat 386 de porumbei în memoria celor care şi-au pierdut viaţa în 1992, transmite Info-Prim Neo.
Preşedintele Uniunii Naţionale a Veteranilor Războiului pentru Independenţă, Eduard Maican, organizatorul acţiunii, a spus că „un ostaş care ia arma în mână visează la pace şi să se întoarcă viu acasă”.
„Zilele acelea au fost groaznice. Dar a trebuit să stăm la straja ţării, ne-am făcut datoria faţă de popor”, a spus veteranul de război Veaceslav Platon.
Combatantul Victor Chilinciuc şi-a exprimat speranţa că porumbeii care au zburat spre cer vor fi mesageri ai păcii, întrucât „pacea şi sănătatea sunt darul cel mai de preţ la care poate visa un militar”.
În cadrul festivalului „Porumbelul – simbolul păcii”, care a început cu un moment de reculegere, elevi ai liceului „George Meniuc” şi studenţi de la Institutul Militar „Alexandru cel Bun” au susţinut un spectacol literar-muzical. Pe holul Casei Armatei a fost vernisată o expoziţie de porumbei, cu sprijinul Asociaţiei columbofililor din Moldova. Mai mulţi veterani şi văduve de război au primit ajutoare financiare.
Războiul de pe Nistru a început în martie 1992. Acordul de încetare a focului a fost semnat câteva luni mai târziu, în iulie, de către Republica Moldova şi Federaţia Rusă.
Parlamentul a declarat ziua de 2 martie – Ziua Memoriei.
Sursa: info-prim.md


MOLDOVA: LASCITO
DELLA GUERRA FREDDA?


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Mercoledi 31 marzo 2010, alle 17.30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dellEuropa Orientale organizza l’incontro-dibattito Moldova: lascito della Guerra fredda? Intervengono Floarea Virban e Davide Zaffi.
Le celebrazioni del 2009 per il ventennale della caduta del muro di Berlino sono ben vive nella memoria. Si sono ricordati, in modi talora suggestivi, i momenti che hanno segnato la fine dei regimi comunisti e della divisione in due blocchi dell’Europa. Tuttavia l’eredità politica dell’epoca comunista non è stata superata del tutto nel nostro continente. Una situazione che riproduce in piccolo la Guerra fredda persiste in Moldova, lungo il fiume Dniestr/Prut: da una parte la Moldova vera e propria, tesa, specie dopo le elezioni del 2009 a cercare un’integrazione o almeno una relazione più stretta con l’Occidente, e dall’altra parte la Transnistria secessionista, non riconosciuta da nessun stato, ma che sopravvive grazie alla presenza militare russa e al sostegno politico di Mosca. La Federazione Russa, peraltro, continua a non onorare l’impegno a ritirare le proprie truppe, assunto in modo formale al vertice dell’OSCE di Istanbul nel 1999.
L’ex presidente Vladimir Voronin ha più volte sottolineato come le truppe russe stazionate in Transnistria violino la sovranità del suo paese e come la loro presenza costituisca una “occupazione illegale” del territorio della Moldova e una “seria violazione degli accordi internazionali”.
Attualmente, la situazione politica in Moldova si trova in una fase di stallo. Lo scorso settembre il comunista Voronin rassegnò le dimissioni e come presidente facente funzioni venne sostituito da Mihai Ghimpu, leader del Partito liberale, come facente funzioni. La legge elettorale prevede che il presidente venga eletto con una maggioranza dei tre quinti dei parlamentari, e questo ha creato lo stallo. Le elezioni della scorsa estate hanno portato a un mutamento nella scena politica, ma il Partito comunista continua a mantenere 43 dei 101 parlamentari.
Negli ultimi giorni, l’opposizione ha avanzato la proposta di accettare un cambiamento della legge elettorale in cambio dello scioglimento della legislatura e di nuove elezioni. La maggioranza, invece, vorrebbe risolvere la questione con un referendum, poiché i sondaggi di opinione indicano che dal voto parlamentare ne trarrebbero beneficio i comunisti più che l’attuale coalizione governativa di orientamento filo-occidentale, che ha dovuto attuare riforme economiche impopolari, condizione imposta dal Fondo monetario internazionale per l’erogazione di prestiti di cui il paese assolutamente necessitava.
Nonostante le gravi condizioni in cui versa il paese (il meno sviluppato di tutta l’Europa), lo scorso 24 marzo il primo ministro Vlad Filat ha impressionato favorevolmente Bruxelles, che ha deciso di sostenere il piano di riforme avanzato dal governo. Il commissario dell’UE per l’allargamento Stefan Fule ha dichiarato che il governo di Chisinau è un “partner affidale”, con una coerente strategia di riforme e ben definiti obiettivi da raggiungere. Questo successo sembra essere destinato ad aprire le porte al negoziato per l’accordo di libero commercio e per quello sull’abolizione dei visti con l’UE.
Non tutti, comunque, a Chisinau, danno valutazioni positive dei rapporti che si stanno costruendo con Bruxelles. Decisamente insoddisfatto, e l’ha fatto sapere subito, è il vice primo ministro e ministro dell’economia Valeriu Lazar. Nel corso di una intervista pubblicata dal sito web hotnews.ro ha sostenuto che se al suo paese non viene offerta una chiara prospettiva di accesso all’UE, la Moldova potrebbe scegliere di integrarsi maggiormente nella CSI, la Comunità degli stati indipendenti dominata dalla Russia. Lazar ha detto di non credere che verranno aboliti i visti per i suoi concittadini e ha aggiunto che sebbene l’UE sia “più vicina al cuore dei moldavi” della CSI, al suo paese non piace restare per un tempo indefinito nella “sala d’attesa” di Bruxelles.
Le vicende di questa regione d’Europa, nel nostro paese conosciuta soprattutto per la forte presenza di “badanti”, sono particolarmente complesse. Alcune settimane fa abbiamo pubblicato, nella nostra collana di Working papers un lavoro di Davide Zaffi, Between State’s Interest and Rescuing Mission: On the History of Moldovan-Russian Relations, che invita a qualche riflessione sulle premesse storiche di questa particolare situazione dei rapporti fra Moldova e Russia.
Di questo lavoro e della Moldova dell’oggi ne discutono Floarea Virban e Davide Zaffi nell’incontro organizzato a Trento, mercoledì 31 marzo alle 17,30 (Sala degli affreschi della Biblioteca comunale, Via Roma 55).

martedì 16 febbraio 2010

La Moldavia non riesce quasi mai a produrre notizie per il mondo". Così scriveva ieri sul Foglio Victor Druta, moldavo, insegnante e giornalista, che da qualche anno vive in Italia.

La Moldavia non produce quasi mai notizie per il resto del mondo. Quasi.
Negli ultimi giorni infatti la Moldavia ha conquistato le prime pagine dei quotidiani, i titoli di testa dei tg e le penne dei politologi. Un eccezione. Che infatti ha confermato la regola. Appena si sono spenti i roghi accesi dentro i palazzi del potere dalla folla inferocita scesa in piazza a Chisinau, la capitale, si sono spenti anche i riflettori e la Moldavia è tornata là dove si trova normalmente. In un angolino d'Europa che non sembra contare molto per il resto del continente.Già ma dove si trova questo angolino? Forse c'entra qualcosa con la Cecoslovacchia? Il fiume di Praga non si chiama così? Ah, no, quella è la Moldava... Va beh, starà in Russia, nell'Urss.
Ma l'Urss non esiste più. Forse ci stava? E poi qual è il nome giusto? Moldavia o Moldova? O sono due paesi diversi?
Magari qualcuno ne ha sentito parlare perché la donna che va a pulirgli la casa, o la badante del suocero è moldava. O il muratore che gli ha sistemato la cantina. O la prostituta che ha caricato in macchina su un viale di periferia. E cosa c'entra la Moldavia (o Moldova) con la Bessarabia?Wikipedia come al solito spiega tutto o quasi: l'attuale Repubblica di Moldova è uno stato dell'Europa orientale incuneato tra Romania e Ucraina, senza sbocco al mare. I confini attuali ricalcano quelli della precedente repubblica socialista sovietica, nata nel 1940 dalla occupazione da parte dell'Unione Sovietica della Bessarabia allora rumena. Dalla suddivisione dei territori annessi nacque la repubblica moldava parte dell'Urss, a cui venne aggiunta la Transnistria, cioè il territorio a est del fiume Dniestr. La Bessarabia meridionale, o "Bessarabia storica", fu invece assegnata all'Ucraina. A sua volta la Bessarabia si era formata nel 1812 in seguito all'annessione, da parte dell'Impero zarista russo, della parte orientale del principato di Moldavia e della "Bessarabia storica", diretto possesso dell'Impero ottomano.
Moldavia è il nome italiano. Siccome è molto simile alla denominazione russa, i moldavi preferiscono la dizione Moldova come nella lingua locale, il moldavo, che è sostanzialmente il romeno con alcune varianti. La popolazione è di circa 4.300.000 abitanti, di cui circa 800 mila vivono nella capitale Chisinau. La Moldova è una repubblica parlamentare. L'attuale presidente è Vladimir Voronin, leader del Partito comunista moldavo attualmente al governo. La Moldovaè uno dei paesi più poveri d'Europa, caratterizzato da una massiccia emigrazione. Le rimesse degli emigranti costituiscono una voce molto importante per il Pil.
Dal punto di vista energetico dipende totalmente dalla Russia.La proteste dei giorni scorsi sono scoppiate in seguito alla contestazione dei risultati delle elezioni politiche del 5 aprile che hanno visto la nettissima affermazione del Partito comunista. Nonostante gli osservatori internazionali abbiano certificato la sostanziale regolarità del voto il sospetto di brogli è alto, soprattutto per quanto riguarda il voto dei moldavi all'estero. Inoltre, se è vero che nelle proteste di questi giorni ha avuto un ruolo fondamentale l'uso di Internet, Twitter e sms, è altrettanto vero che questi strumenti sono diffusi tra i giovani, studenti e urbanizzati.
La maggioranza della popolazione prende l'informazione da radio e tv in gran parte controllati dal governo.Le manifestazioni di protesta dei giorni scorsi sono ben presto degenerate in scontri con le forze dell'ordine e assalti al palazzo del parlamento e a quello presidenziale, devastazioni, razzie e incendi che hanno provocato molti feriti e la morte di una ragazza. Considerando che la prima manifestazioni nel centro di Chisinau si erano svolte pacificamente, con la polizia assolutamente tranquilla e quasi distratta (stando a quanto hanno riferito i testimoni), il fatto che in seguito le proteste siano degenerate ha fatto sorgere vari dubbi sulla loro matrice.
Le spiegazioni delle violenze di piazza sono sostanzialmente tre: uno scoppio spontaneo di rabbia da parte di giovani consapevoli di non avere un futuro certo e insofferenti all'isolamento in cui vive il paese da quando la Romania è entrata nell'Ue; una strumentalizzazione da parte delle forze di opposizione per mettere in difficoltà il governo sia all'interno che all'estero; una provocazione orchestrata dal partito al potere e dai suoi alleati per screditare l'opposizione di fronte all'opinione pubblica. Ognuno di questi scenari è plausibile, ma al momento nessuno è certo.Anche se diversi giornali in Italia hanno parlato, a proposito del presidente Voronin e del partito al governo, di "ultimo partito comunista al governo", di "ultimo regime comunista".
In realtà non è così. La Moldova è un paese democratico, con un'economia di mercato, un'opposizione politica, una stampa indipendente (almeno in parte). Il problema vero, quindi, non è il "comunismo" ma l'"isolazionismo" a cui il governo ha portato il paese che si scontra con la voglio d'Europa delle giovani generazioni.Ancora una volta, come per l'est europeo e come per i Balcani, solo l'Unione europea può ascoltare le aspettative e le richieste dei moldavi disinnescando i tamburi del nazionalismo e offrendo la possibilità e la prospettiva di un futuro. Il problema ancora una volta è se l'Unione europea sarà capace non solo di ascoltare ma anche di dare risposte.
Per cercare di capire la situazione politica e sociale della Moldova e le ragioni delle proteste di questi giorni, le tendenze isolazioniste del regime (il vero problema più che il fatto di avere un partito comunista al governo), il desiderio di Europa delle giovani generazioni e le responsabilità dell'Unione Europea, vi segnalo l'intervista con Victor Druta che trovate sul sito di Radio Radicale.

lunedì 1 febbraio 2010

Aceasta e prima mea revoluţie.
Furaţi-mi-o.

Autor: Maria-Paula ERIZANU

Publicăm în acest număr al revistei o impresionantă mărturie despre evenimentele petrecute în ultimul an în Republica Moldova. Acest articol pe care îl încredinţăm tiparului este scris de Maria-Paula Erizanu, elevă la un liceu din Chişinău.
M-am născut pe 2 mai 1992. n Era sîmbătă, de la etajul de sus al maternităţii se auzeau exploziile bombelor din războiul transnistrean.