CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

giovedì 30 aprile 2009

La situation en Moldavie dans le viseur du Parlement Européen.
Les parlementaires européens ont discuté le jeudi, 23 avril, au sujet de la situation en Moldavie après les législatives du 5 avril 2009.
Aux débats ont assisté les leaders des partis d’opposition de Moldavie qui ont accédé dans le nouveau Parlement : Dorin Chirtoacă, vice-président du Parti Libéral, Vlad Filat, président du Parti Libéral-Démocrate et Serafim Urechean, leader de l’Alliance „Moldova Noastră” („Notre Moldavie”).
Dans leurs prises de paroles, les représentants de toutes les fractions du Parlement Européen se sont dit alarmés des abus commis en Moldavie contre des participants aux protestations déroulées après les élections et contre les journalistes qui sont intimidés, arrêtés et même expulsés.
Dorin Chritoaca a déclaré qu’il est possible que l’UE envoie prochainement une mission en Moldavie afin d’investiguer tous les abus signalés par l’opposition et la société civile. "Je ferai des démarches pour que le Conseil de l’Europe, ainsi que le Commissaire pour les Droits de l’Homme et le Comité pour la prévention de la torture, envoient, à leur tour, des missions en Moldavie pour se documenter sur place", a dit Chirtoacă.
Le président du Parti Libéral-Démocrate, Vlad Filat, a affirmé : « Il y a eu moins d’émotions pendant les débats que je ne m’y attendais, mais je garde une impression optimiste.
Je suis persuadé que les institutions européennes connaissent les détails de ce qui se passe en Moldavie. J’ai en vue les fraudes électorales, la maltraitance des personnes arrêtées après les actions de protestations. Je crois qu’une résolution objective concernant la Moldavie sera adoptée”, a dit Filat.
Certains parlementaires européens ont suggéré qu’il faudrait redéfinir du rôle du représentant de l’UE en Moldavie et examiner la possibilité d’émettre une résolution de condamnation des actions du gouvernement moldave.
http://www.moldavie.fr/spip.php?article1246
Moldova/ Opposizione denuncia due scomparsi e 300 in carcere.
Secondo autorità moldave dietro le sbarre sono solo in 20.
L'opposizione moldava ha denunciato che due delle persone che hanno partecipato alle manifestazioni e agli scontri seguiti al risultato elettorale di inizio aprile sono disperse e che più di 300 manifestanti sono ancora in prigione e maltrattati.

Le proteste seguite alla vittoria elettorale dei Comunisti sono sfociate in manifestazioni di massa e allo scontro con la polizia dopo l'assalto del Parlamento, con la morte di due persone e il ferimento di altre 90. Le autorità moldave hanno dichiarato che le persone arrestate sono state 200 e che adesso dietro le sbarre rimangono in 20, ma secondo l'amministrazione comunale della capitale moldava, che è in mano all'opposizione, in carcere ci sarebbero ancora 322 persone. Alexandra Motpan, capo del dipartimento dell'amministrazoone pubblica di Chisinau, ha fatto sapere che Sergiu Donici, studente di 19 anni, e Alexandru Galinschi, di 25, sono dispersi dal giorno delle proteste e non sono tra i nomi dei fermati. La madre di Galinschis ha dichiarato che il ragazzo si era recato in un internet cafè due giorni dopo la prima manifestazione e dopo si erano perse le tracce. Per Donici, invece, non si hanno più notizie dal 7 aprile. Il sindaco di Chisinau Dorin Chirtoaca, che è anche vicepresidente del partito Liberale, ha lanciato un appello a fornire informazioni sui due giovani.

L’UE VUOLE CHIAREZZA SULLE VIOLENZE IN MOLDOVA"

L’UE VUOLE CHIAREZZA SULLE VIOLENZE IN MOLDOVA.
Bruxelles ha richiesto alle autorità di Chisinau chiarimenti sui fattidi inizio aprile. Nel frattempo, l’opposizione sottolinea ilreiterarsi delle violenze fino ad oggi. Le informazioni sulla repressione ordinata dalle autorità moldave neiconfronti delle opposizioni liberali e filoeuropee sono “scarse eraccapriccianti”. Così sono state descritte da un analista politicomoldavo – rimasto in incognito per sua espressa richiesta, al fine dievitare ogni possibile ritorsione sulla sua persona – ad alcuneagenzie di informazione europee. “Vorrei tanto che venissero diffuseinformazioni circa la reale natura della repressione. Del resto,persino alcuni soldati pentiti raccontano strane cose su quantoaccaduto nei commissariati subito dopo le manifestazioni”. Il 7 aprile scorso, sostenitori dell’opposizione filo europea – per lopiù studenti – hanno dato vita a spontanee dimostrazioni per le viecentrali della capitale moldava, esasperati dagli ennesimi brogliattuati nelle ultime elezioni dal Partito Comunista locale. InMoldova, i comunisti detengono il potere ininterrottamente da ottoanni, sempre riconfermati dopo consultazioni dallo svolgimento dubbioed irregolare. Al giorno d’oggi non è ancora stata fatta chiarezza alcuna sulleviolenze seguite alle dimostrazioni. Secondo le autorità, la colparicadrebbe sui manifestanti, rei di scandire slogan irriverenti e diatteggiamenti aggressivi. Secondo numerose altre fonti indipendenti, aprovocare la violenza dei manifestanti sarebbe stata polizia,puntualmente intervenuta per interrompere la manifestazione, inprincipio pacifica e non violenta. Secondo i dati diramati dal regime di Chisinau, la milicija avrebbearrestato circa 200 persone. Secondo le organizzazioni per i dirittiumani 800, soprattutto ventenni. Lo stesso presidente Voronin havagheggiato la concessione di un’amnistia, ma secondo le opposizionisi tratterebbe di una menzogna volta solamente a guadagnare consensoagli occhi della comunità internazionale. Sempre secondo l’informatore di cui sopra, violenze ai danni digiovani donne al di sotto dei venti anni sarebbero state compiute incommissariati di periferia, lontano dal centro della capitale e dallosguardo dei pochi giornalisti rimasti a Chisinau. Dal canto suo, la polizia moldava si ostina a confermare l’assenza diragazze tra gli arrestati del 7 aprile, senza però ancora permetterela pubblicazione di un elenco ufficiale contenente i nomi di tutti itrattenuti. L’opposizione ha provveduto da sola a creare questa lista,sebbene molte persone non acconsentano alla pubblicazione dei lorodati personali per timore di ulteriori ripercussioni da parte delleautorità. Inoltre, molti tra gli arrestati non sono ancora statiliberati, pertanto una stima definitiva è ben lontana dall’essererealizzata. Durante le proteste tre persone hanno perso la vita. Almenoufficialmente, poiché secondo alcune informazioni le vittimepotrebbero essere addirittura una decina. “La gente sostiene che lapolizia stia nascondendo i loro corpi. Gira voce che le autoritàchiariranno queste morti nelle prossime settimane, cercando di negarneogni legame con le proteste di inizio aprile”. A Chisinau, lo scorso venerdì 24 aprile il capo della diplomaziaeuropea Javier Solana si è appellato alla creazione di una commissioneindipendente per gettare luce sugli incidenti del 7 aprile. Secondodiverse testimonianze, le opposizioni avrebbero fornito a Solanainformazioni dettagliate circa le persone ancora “disperse” di cuipoco si sa dopo il loro arresto, allegando ad esse alcune foto chedocumenterebbero le violenze fisiche subite dai detenuti neicommissariati. Il sindaco di Chisinau, Dorin Chirtoaca, sensibile alle ragioni delleopposizioni, ha testimoniato che “la milicija ha iniziato irastrellamenti già dopo la fine delle dimostrazioni con incursioninelle università e nei licei, accanendosi persino contro le personeche stavano rincasando dalle celebrazioni della Pasqua [ortodossa,n.d.a.]”. Chirtoaca non se la sente ancora di confermare le notiziesulle violenze perpetrate nei commissariati, tuttavia riconosce che“circa 800 persone sono state arrestate, e molte di esse non sonoancora state rilasciate”. Tali dati sarebbero stati confermati daalcuni membri della stessa polizia. “Sappiamo che ai detenuti non è concesso alcun diritto di difesa” hadichiarato infine il sindaco della capitale, aggiungendo di sapereche “gli arrestati sono stati trasferiti in altre città poiché aChisinau sono da poco arrivati gli osservatori UE e del Consigliod’Europa”.
Matteo Cazzulani 29/04/2009


MOLDOVA. Amnesty e altre ong nel mirino

Le autorità della Moldova secondo Amnesty hanno assunto un atteggiamento punitivo contro le organizzazioni che difendono i diritti umani.
Amnesty International ha dichiarato oggi che le autorità della Moldova paiono aver assunto un atteggiamento punitivo nei confronti delle Organizzazioni non governative (Ong), a causa della loro azione in difesa dei diritti umani. In una lettera inviata al primo ministro della Moldova, Amnesty International si è detta preoccupata per il fatto che alcune Ong, che avevano monitorato lo svolgimento delle elezioni e/o avevano denunciato le violazioni dei diritti umani commesse dai pubblici ufficiali a seguito delle violente manifestazioni del 7 aprile, stiano subendo richieste senza precedenti da parte del ministero della Giustizia e controlli stringenti da parte delle autorità fiscali. «I difensori dei diritti umani sono una fonte d’ispirazione e meritano sostegno e protezione da parte dello stato nella loro lotta per la tutela dei diritti umani», ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. «Le autorità della Moldova stanno venendo meno al dovere di garantire che gli attivisti per i diritti umani siano in grado di svolgere il proprio lavoro senza impedimenti e di proteggerli da qualsiasi violazione, come sancito nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani» ha proseguito Duckworth. Amnesty International ha ricevuto informazioni secondo le quali almeno sette Ong, tra cui la stessa sezione locale dell’organizzazione per i diritti umani, hanno ricevuto una lettera del ministero della Giustizia, datata 16 aprile, nella quale viene chiesto di esplicitare la propria posizione sui disordini e indicare quali misure esse abbiano adottato per prevenire e fermare la violenza. Inoltre, la maggior parte di queste Ong ha ricevuto, il 24 aprile, un’ingiunzione da parte degli ispettorati locali delle tasse in cui si chiedeva di sottoporre i rendiconti finanziari per il 2008 e il 2009, nonché di indicare le fonti di entrata e le voci di spesa, entro il 28 aprile. La scadenza estremamente ravvicinata ha reso arduo rispondere a queste richieste. Ieri, 28 aprile, funzionari dell’ispettorato delle tasse hanno visitato la sede di Amnesty International della Moldova, chiedendo la fornitura di tutti i contratti di consulenza in vigore nel 2008 e 2009, così come un elenco del personale pagato e i dettagli del loro passaporto. Amnesty International ha chiesto spiegazioni su questo comportamento alle autorità della Moldova, sollecitandole a garantire che le organizzazioni per i diritti umani e gli altri attivisti della società civile possano svolgere il proprio lavoro in un ambiente privo di intimidazioni, ostacoli e minacce.

Dopo la tempesta
Da Chişinău, scrive Iulian Lungu
Scontri a Chişinău La Moldavia fa i conti con gli strascichi degli scontri seguiti alla vittoria dei comunisti. Molti arrestati sono già liberi, ma l'opposizione denuncia la morte di tre persone e gravissime infrazioni dei diritti umani. Caute le reazioni internazionali, mentre la Corte costituzionale conferma i risultati elettorali
I giorni che vanno dal 5 al 7 aprile 2009 saranno ricordati come una durissima prova per la fragile democrazia in Moldavia, a causa delle violenze che hanno segnato la chiusura di un difficile processo elettorale. La devastazione dei simboli ufficiali del potere, il parlamento e il palazzo presidenziale, ma soprattutto la furiosa repressione messa in atto dalla polizia contro i giovani manifestanti, gli oppositori politici ed i media ostili alle autorità, hanno creato un clima di pesante tensione all’interno della società moldava, tensione che minaccia di radicalizzarsi e di approfondire ulteriormente le divisioni già esistenti. Repressione e accuse Se durante le violenze esplose il 7 aprile le prime reazioni da parte delle forze dell’ordine sono state piuttosto timide, con lo scendere della notte e con lo scemare delle proteste la polizia ha messo in atto una violenta repressione che è andata avanti nei giorni successivi e che ha portato a centinaia di arresti. Purtroppo, la maggioranza degli arrestati non aveva niente a che fare con le persone coinvolte nei violenti scontri con la polizia presso il parlamento e la presidenza, ma si trattava per lo più di manifestanti pacifici o semplici spettatori. Ciononostante, in molti sono stati sottoposti a violenze fisiche nelle celle di detenzione della polizia.
Vai al dossier Proteste in Moldavia
Gli scontri del 7 aprile hanno visto più di 200 poliziotti feriti e centinaia di arresti, ma la vera tragedia per chi è stato fermato è stata vissuta nelle celle di detenzione. Almeno 3 morti, 3 dispersi ed altri 41 giovani torturati o sottoposti a trattamenti inumani, il tutto durante la detenzione: sono i numeri presentati dal sindaco di Chişinău, il liberale Dorin Chirtoacă, e presentati alla pubblica opinione il 22 aprile, poche ore prima che Mirek Topolanek, primo ministro della Repubblica Ceca, attuale presidente dell’Unione Europea, giungesse in visita in Moldavia per documentarsi su quanto accaduto nelle ultime settimane. Riguardo le accuse, le autorità hanno ammesso un solo decesso in relazione alle proteste, che secondo la versione ufficiale non sarebbe però stato causato da maltrattamenti da parte delle forze di polizia, ma da intossicazione da gas durante gli scontri. E’ importante sottolineare il fatto che nelle prime reazioni agli eventi, le autorità non hanno dato alcuna importanza al rispetto dei diritti umani fondamentali. Alcuni magistrati, ad esempio, sono stati convocati presso le stazioni di polizia al fine di sanzionare gli arrestati senza garantire loro la presenza di un avvocato. I media anti-governativi, poi, hanno iniziato a riportare voci secondo le quali alcune ragazze arrestate sarebbero state oggetto di abusi sessuali durante la detenzione. Anche se questa accuse rimangono ancora voci, è difficile immaginare cosa sia veramente accaduto nei primi giorni dell’arresto poiché molte persone detenute sono state immediatamente trasferite lontano da Chişinău presso distretti di polizia di provincia per nasconderli dagli occhi dei media di opposizione, che stanno ancora cercando di appurare quale sia stata la loro sorte. Le reazioni internazionali Le reazioni internazionali sugli eventi verificatisi nella Moldavia, sono stati concordi nel condannare la violenza, ma, la sostanza dei fatti è stata trattata in modo piuttosto ambiguo. Durante la visita del 22 aprile il premier ceco Topolanek, ha invitato al dialogo politico e al rispetto della legge e dei diritti umani come elementi che possono portare stabilità nella società moldava. In precedenza Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue ha insistito nel condannare con chiarezza la violenza e nel sottolineare la necessità del dialogo politico. Dall’altra parte la Russia ha immediatamente dichiarato il proprio sostegno alle autorità comuniste di Chişinău, riconoscendo i risultati elettorali ufficiali ed appoggiando la versione ufficiale di un tentativo di colpo di stato, ma con la scelta diplomatica di non menzionare la Romania come ispiratore delle proteste.
Nel frattempo la missione OSCE per il monitoraggio delle elezioni, ha dichiarato le elezioni regolari; ciononostante la baronessa Emma Nicholson, membro del Parlamento europeo e facente parte della stessa missione, ha messo in dubbio la correttezza della relazione finale dell’OSCE, ritenendone le conclusioni “ammorbidite” rispetto alla realtà dei fatti. Anche gli Stati Uniti hanno reagito attraverso il Dipartimento di Stato, sottolineando l’inammissibilità della tortura e delle violazioni dei diritti umani, come della necessità del dialogo tra le parti coinvolte nello scontro. In seguito alle pressioni dell'opinione pubblica e della comunità internazionale riguardo i maltrattamenti sulle persone arrestate, il presidente moldavo, Vladimir Voronin, ha dichiarato che, tutte le persone coinvolte negli atti di violenza saranno amnistiate, con eccezione di chi ha pendenze con la giustizia. In questo modo le autorità stanno cercando di limitare le critiche sulla repressione politica scatenata dopo il 7 aprile.
Al momento la maggioranza degli arrestati viene rilasciata, ma gli osservatori sottolineano che mentre molti giovani sono già liberi, vari esponenti della opposizione politica, come l’ex consigliere di Voronin, Sergio Mocanu, ed il milionario Gabi Stati, sono ancora detenuti ed accusati di colpo di stato. La tensione viene intanto esasperata dai mass-media controllati del governo che lanciano accuse all’opposizione di aver tentato di organizzare un colpo di stato. Mentre i media non controllati dal governo hanno uno spazio limitato, la propaganda ufficiale continua a generare odio e divisioni invece di cercare di calmare gli spiriti. In generale, la propaganda ufficiale ha avuto successo nel creare una percezione di massa a favore della versione delle autorità, soprattutto nelle campagne, dove la stampa d’opposizione riesce ad arrivare solo con grande difficoltà. Conta, riconta e prospettive politiche Nel tentativo di acquistare credibilità sulla corretta gestione del processo elettorale sfociato poi nella violenza, Voronin ha richiesto di ricontare i voti. L’opposizione ha rifiutato di partecipare all’operazione, dichiarando che i brogli sarebbero stati perpetrati manipolando le liste elettorale, con l’aggiunta di 300mila nuovi elettori rispetto alle precedenti elezioni, tenute nel 2007.
Secondo l’opposizione, quindi, le liste dovrebbero essere ricontrollate per identificare chi ha votato più volte, provando così gli avvenuti brogli. La riconta dei voti, portata a termine il 15 aprile, ha confermato i risultati iniziali. L’opposizione, invece, sta procedendo ai controlli sulle liste, e ha dichiarato di aver trovato molte irregolarità. In ogni modo, prendendo in considerazione solo il risultato della riconta dei voti e senza tener conto della richiesta dell'opposizione di controllare le liste elettorali, il 22 aprile la Corte Costituzionale ha convalidato il risultato elettorale, mettendo la parola fine alla battaglia legale, visto che ogni decisione della Corte è definitiva per legge. Nonostante le procedure necessarie alla convalida delle elezioni siano terminate, la situazione politica rimane tutt’altro che stabile.
Il Parlamento appena eletto si riunirà in prima sessione il prossimo 5 maggio e dopo aver eletto le cariche istituzionali dovrà affrontare immediatamente il problema più serio: eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il Partito dei comunisti potrà contare nel nuovo parlamento su 60 seggi, uno in meno di quanti ne servano per eleggere la massima carica dello stato. La strategia del partito di maggioranza per ottenere il voto che manca è già oggetto di speculazioni e tensioni, anche perché un eventuale fallimento nel nominare un nuovo presidente porterebbe a nuove elezioni parlamentari.
http://www.osservatoriobalcani.org/forum/messagelist/11077

sabato 25 aprile 2009

Lettera di una Moldava
Carri lettori, sono citadina moldava da tempo residente in Italia.

E' vero, in questi giorni , in seguito alle elezioni parlamentari,alcuni giovanni hanno ceduto alla violenza.Però dobbiamo prendere in considerazione dove accadono i fatti.Repubblica Moldova è governata già da 8 anni, da un partito comunista che limita al minimo la libertà di espressione, che ha totale controllo su unico posto televisivo del paese, dove nei ultimi anni sono stati chiusi parecchi posti di radio, che in qualche modo tentavano in modo obbiettivo di tenere la popolazione al corrente con quello che accade nel tutto il mondo e nel paese stesso. La tendenza dell'attuale governo comunista al potere e di isolamento dall' Europa Occidentale, tenerre all'oscuro la popolazione di quello che succede sia nel paese che all'estero, infiltrazione della corruzione che già errode la nostra società, intimidazione degli universitari, cambiamnto della storia che con grande fatica abbiamo rivisto dopo la caduta dell'URS etc.Inoltre la pressa e sotto pressione continua; si lavora a singhiozzi, senza fondi alla disposizione che come sapete già di per sè, crea difficoltà all'accesso dell'informazione.Dalle mie parti si dice: quello che semini -raccogli.I comunisti sono venuti al potere 8 anni fa con elezioni sostanzialmente democratiche, benchè piene di menzogne e vuote promesse, sfrutando l'aria nostalgica della popolazione per il "glorioso "passato sovietico.Pian piano la popolazione anche lontana dalla politica, i pensionati, popolazioni di etnie diverse di quella moldava, che vivono in pace da generazioni sul nostro territorio si sonno accorti dell'inganno e gli elezioni del 5 aprile u.s. miravano a ribaltare la situazione politica con andamento storico per mio paese.Anche le previsioni elettorali davano ai comunisti 33%, non di più;invece finiscono per ottenere oltre 50%!!!Come mai?Sapete come comunisti raccolgono i voti?Vanno casa per casa dagli anziani con promesse ma non solo; una bustina piccola che contiene una cifra misera di denaro o altro una specie di "pizzo "capovolto,e si fano dare i consensi.E questi sono i modi "più gentili"di fare.I dati certi parlano di addirittura 200.000 di voti risultati nè più ne meno come appartenente alle persone già decedute...e vai!siamo ai tempi di Cicicov, "Le anime morte " di Gogol.E poi diccono che gli osservatori internazionali non hanno individuato irregolarità.Ma che vergogna!!!Altre notizie, dal net, ci parlano dei voti ottenuti nelle sedi elettorali in Italia e Romania,e ci fanno sapere che i moldavi hanno dato oltre 90% per comunisti!!!Che vergognosa frode!!!Sanno tutti che gli emmigrati, sonno in prima fila alla lotta contro il regime, all'appertura all'Europa, che amamo il loro paese e che tutti quelli che erano all'Ambasciata e Consulato Moldavo erano per sostenere l'oposizione. Pensavo che non avrebbero avuto il corraggio di fraudare i voti provenienti dall'estero , invece mi ero sbagliata.Aiutateci, dateci una mano a far sapere all'opinione pubblica i fatti accaduti veramente, per fare la pressione sulle autorità di non riconoscere come validi gli elezioni!!!Si potrebbe rifare con osservatori internazionali validi e più attenti.Se non hanno nessuna colpa i comunisti perche non la vogliono ripetere ?La risposta e unica e ben saputa da tutti.Non sappiamo più cosa fare, dove scrivere...A questo punto non ci rimane che tirrare una pietra in Palazzo del Parlamento ed andare via dal paese...come per altro fanno molti...Aproposito dei oppositori, sonno stati arestati quasi 200 manifestanti con grave acusa di vandalismo, saccheggio etc.Sarano loro soli a pagare la nostra mancata libertà?Dateci una mano per ripetere in modo democratico le elezioni, purchè il loro sacrificio non sia in vano.
http://moldavia-italia.blogspot.com/2009/04/lettera-di-una-moldava.html

mercoledì 22 aprile 2009

Moldova
La settimana scorsa emendata legge per semplificare procedura.

Roma, 22 apr. (Apcom-Nuova Europa)
- I Socialdemocratici romeni (Psd) hanno chiesto al governo di emanare un decreto d'urgenza per il testo che riguarda la semplificazione delle procedure per ottenere la cittadinanza romena per i moldavi. Con una procedura d'urgenza il Parlamento potrà votare sia l'emendamento alla legge sulla cittadinanza sia il decreto del governo, ha spiegato il leader del Psd Mircea Geoana. Il presidente del Senato ha dichiarato che è necessario trovare la soluzione più veloce e accettabile per garantire la cittadinanza europea e romena dal punto di vista legale. L'emendamento alla legge era stato chiesto espressamente dal presidente Traian Basescu la settimana scorsa. Secondo la modifica realizzata dal governo un moldavo che ha perso la cittadinanza romena per ragioni di indipendenza o di volontà e i suoi discendenti fino al terzo grado possono riacquistare questo diritto su richiesta. Secondo le stime si tratta di almeno un milione di moldavi. La mossa di Bucarest ha fatto infuriare la Moldova, con cui è in corso una guerra diplomatica. Secondo Chisinau la Romania sarebbe dietro alle proteste post-elettorali e avrebbe fomentato i movimenti che guardano con favore a una riunificazione dei due Paesi, che fino al 1940 erano parte di una stessa unità territoriale.

mercoledì 15 aprile 2009

ION TIBULEAC


http://www.rferl.org/content/Moldovas_Twitter_Activist_Under_House_Arrest/1610122.html
Moldova's Twitter Activist Under House Arrest

April 16, 2009
By Kristin DeasyLike many 25 year olds, Natalia Morar blogs.

She has 152 posts, six "userpics," and three virtual gifts from friends. The last virtual gift was a detention slip. Before that, someone sent her handcuffs. The virtual gifts -- all sent with plenty of :) :) :) -- were meant as a joke.

But now that Morar is under house arrest for masterminding Moldova's "Twitter revolution," a 20,000-strong flash protest that stormed the country's parliament building on April 7, the gifts seem like warnings. The street protests followed the announcement that Moldovan President Vladimir Voronin's ruling Communist Party had won more than half the votes in the April 5 parliamentary elections, a result that would allow it unilaterally to pick a president to succeed Voronin as well as a prime minister.Morar's lawyer, Natalia Molosag, told RFE/RL on April 16 that her client could be charged with “inciting mass disorder" for her role in the demonstration, during which the offices of the president and the parliamentary building were ransacked and nearly 200 protestors were arrested.

Morar says her role in the protest was nonviolent, and her lawyer told RFE/RL that she was "worried" about the charges of "extreme violence, pogroms, in which she definitely did not take part." The charge carries an eight- to 15-year sentence. Amid rumors of mass arrests of protesters and allegations that authorities had tortured some of those arrested, Morar announced on her blog on April 9 that "information about my arrest was false. I'm all right." But Molosag says she doubts that Moldovan President Vladimir Voronin's promise to free the detained demonstrators would help Morar. On April 15, Morar's husband Ilya Barabanov used the blog to tell friends that his wife was safe but is afraid to contact anyone outside of her immediate family.

Exiled From RussiaBefore returning to her native Moldova in 2007 and founding the Internet forum ThinkMoldova, Morar worked as an investigative journalist for the Russian magazine "New Times," where she covered politics (she still freelances for them). Morar told "The Independent" that people close to Russia's Federal Security Service warned her many times that her political investigations -- like her article on government officials' involvement in money-laundering schemes -- could cause problems.After exposing a Kremlin fund that was secretly financing political parties during parliamentary elections in early 2007, Morar was exiled from Russia. She was a permanent resident of the country, a graduate of Moscow State University, and had applied for Russian citizenship.

Igor Yakovenko, general secretary of the Russian Union of Journalists, called the exile -- which was also justified on the grounds that Morar was a threat to national security -- "a new form of censorship." Morar pointed to the billions Russia spends on national security and told "The Independent" that "it's fairly worrying if a young girl can threaten it." Yakovenko told RFE/RL's Russian Service that he was "ashamed" that a "large, strong country is afraid of a small journalist." Although she has been unable to report in Russia for over two years, Morar thinks the Kremlin is behind the Moldovan authorities' crackdown after April's unrest. It was only after Russia "expressed strong support for Moldova's position on the elections, and condemned the protests, that they started targeting us," she said.
The protests over disputed election results turned violentTies between Russia and Moldova are strong. On April 9, Russian Foreign Minister Sergei Lavrov personally commented on the country's recent protests, saying that they were caused by foreign intervention. In March, Moldovan authorities protested its inclusion in the European Union-sponsored "Eastern Partnership" program, which Russia opposes. Russia agreed to give Moldova 50,000 tons of fuel for "humanitarian aid" during a meeting between the two presidents in March. Cafe PlanMorar never expected a plan hatched by six friends in a small Chisinau cafe would receive worldwide attention. "We decided to organize a flash mob" by "using Twitter, as well as networking sites and SMS," but "we expected at the most a couple hundred friends, friends of friends, and colleagues," Morar told "The Guardian." When she and her friends arrived on the square, they found an "unbelievable" crowd of 20,000. On April 7, Morar described the protest on her blog: "Six people. Ten minutes for creativity and action. A few hours of information on networks, Facebook, blogs, SMS to friends, and an e-mail newsletter. All of the organization through the Internet. On the street came out 15,000 young people!... Only the young, and no parties." The post has 724 comments. "Not only did we underestimate the power of Twitter and the Internet," Morar told "The Guardian," "we also underestimated the explosive anger among young people at the government's policies and electoral fraud."After the protests President Vladimir Voronin and Moldova's Constitutional Court called for a recount. Results will be announced on April 17. RFE/RL's Moldovan Service contributed to this report.


Moldova, la pasionaria di Twitter"In fuga da giorni, mi arresteranno"

VIDEOMoldavia nel caos, la protesta su YouTube
FOTOGALLERYLe facce della rivolta del dopo voto in Moldova

Il Paese nel caos dopo le elezioniraccontato dalla blogger Natalia
Natalia Morar ha venticinque anni, un blog seguitissimo, e un destino. Spostarsi. L’ha fatto, forzatamente, quando nel 2007 il Cremlino l’ha espulsa dalla Russia dopo una serie di articoli pubblicati sul quotidiano russo The New Times. Nel primo si era occupata di un traffico di riciclaggio di denaro che avrebbe coinvolto l’amministrazione di Putin e la banca austriaca Raiffeisen Zentralbank , nel secondo dell’omicidio di un funzionario dell’istituto di credito centrale moscovita, nel terzo, l’ultimo, di presunti fondi neri ai partiti. L'istituto di credito tuttavia aveva già chiarito nel maggio 2007 la sua estraneità circa l'accaduto e le tempestive precauzioni adottate dalla banca in questione, tra cui l'immediata denuncia alle autorità competenti di Russia e Austria che ha contribuito al blocco immediato delle transazioni sospette e al congelamento dei relativi fondi.Lo scorso sette aprile, il giorno in cui in Moldova si è scatenata la rivolta contro i risultati delle elezioni che avevano premiato con una maggioranza schiacciante il partito comunista, dietro la macchina che ha mobilitato quasi ventimila giovani grazie al tam tam su Twitter e Facebook, c’era di nuovo lei. Oggi, dice al Guardian, teme di essere arrestata ed è costretta a muoversi continuamente per sfuggire alla polizia. «Hanno messo sotto controllo casa mia e quella di mia madre» spiega. «Sono entrati nell’appartamento senza un mandato di perquisizione». Dopo il flash mob, la mobilitazione di piazza messa in scena a Chisinau, racconta di aver dormito ogni sera in un letto diverso. Di non aver toccato il telefono per timore di essere intercettata, e di aver disertato Internet per lo stesso motivo. La Morar conferma che la protesta, più che per ragioni politiche, è mossa dalla voglia dei ragazzi di costruirsi un futuro senza dover emigrare. «Abbiamo deciso di organizzare la manifestazione in un giorno, usando Twitter e gli altri siti di social network». I media moldavi, vicini al governo, hanno lasciato poco spazio per le immagini della protesta, che ha fatto il giro del Web grazie a blog e cellulari. «Se la rivoluzione anticomunista romena del 1989 fu il primo evento del genere trasmesso dalle tv in diretta- ha scritto il quotidiano Romania libera- gli eventi in Moldova costituiscono la prima rivolta propagata attraverso la Rete». Un primo risultato, dalla Twitter revolution, è stato raggiunto. Stamattina a Chisnau è cominciato il riconteggio dei voti delle legislative e ieri la Romania ha chiesto all’Unione europea un’inchiesta contro le «rappresaglie» contro gli oppositori del regime comunista guidato da Vladimir Voronin, di nuovo incoronato presidente. Inoltre, il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, ha deciso di mandare un inviato per verificare la correttezza della procedura. Ma la spaccatura in atto in Moldova, fanno notare gli osservatori, va oltre i colori politici: è generazionale. «Da un lato- scrive il quotidiano romeno Evenimentul Zilei- ci sono i giovani che non vogliono vedere altri quattro anni del loro futuro all’insegna del comunismo. Dall’altra ci sono le generazioni più anziane, accusate di aver votato pensando al passato». Ma neppure Natalia Morar pensava che il malcontento fosse così condiviso. «E’ stato incredibile» dice, vedere una folla in piazza fatta soprattutto di ragazzi. «Non solo- spiega ancora al Guardian- avevamo sottovalutato la potenza di Twitter e di Internet, avevamo sottovalutato anche la rabbia dei giovani contro le politiche del governo e le frodi elettorali». Le dimostrazioni a Chisinau sono continuate anche nei giorni successivi, il livello dello scontro si è alzato, e i bilanci non ufficiali parlano di centinaia di arresti. Natalia, per ora, è libera. Lei, che ha organizzato la manifestazione sul Web, sorride amara: dover sparire ancora e disconnettersi da Internet per non essere raggiungibile sembra uno scherzo ancora più difficile da digerire.

http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/04_aprile/16/moldova_attivista_che_lancio_rivoluzione_twitter_teme_arresto,18794027.html

Si nasconda de giorni, è stata condannata ad arresti domiciliari.
Roma, 16 apr. (Apcom-Nuova Europa) - La donna che ha lanciato le proteste di massa in Moldova dopo le elezioni di inizio aprile, attraverso la rete Twitter e altri social network, adesso si nasconde e teme di essere arrestata. L'attivista che ha creato quella che è stata ribattezzata "Twitter Revolution", Natalia Morar, ha dichiarato al Guardian che ritiene "ironico" che lo strumento che l'ha aiutata a dare il via alle proteste adesso potrebbe "tradire" la sua posizione e farla rintracciare. Morar, 25 anni, era stata già bandita della Russia per le proteste contro il Cremlino e adesso è stata condannata agli arresti domiciliari per aver incitato alle manifestazioni contyro i risultati delle elezioni che si sono trasformate in scontri. "Sono entrati nel mio appartamento senza un mandato. Se mi trovano mi arrestano e quello che potrebbe accadere dopo nessuno lo sa. Non parlo al telefono e non vado su interent da due giorni per paura di essere tracciata", ha dichiarato parlando da una località segreta. Le manifestazioni sfociate nell'assalto al Parlamento, ha spiegato l'attivista, sono iniziate dopo che Morar e sei amici commentando il risultato elettorale hanno "deciso di organizzare una mobilitazione flash usando Twitter". Morar, però, non si aspettava questa partecipazione data la storia recente delle proteste moldave e pensava che avrebbero risposto all'annuncio "al massimo un centinaio di amici e amici di amici e colleghi. Quando siamo arrivati in piazza, c'erano 20 mila persone ad aspettare. E' stato incredibile". Secondo l'attivista anti-comunista il potere di Twitter "è stato sottostimato e abbiamo sottovalutato anche la rabbia esplosiva tra i giovani contro le politiche del governo e la frode elettorale". Ma nonostante le conseguenze inaspettate di un piccolo gesto, che ha portato anche al nuovo conteggio dei voti, Morar si dice "orgogliosa dei giovani moldavi" che hanno dimostrato coraggio e sono scesi in strada.


Moldova/ Ue prudente su 'cittadinanza facile' offerta da Romania
"Non commentiamo le intenzioni, aspettiamo di vedere i fatti"

Bruxelles, 16 apr. (Apcom - Nuova Europa) - La Commissione europea mantiene una linea prudente sull'intenzione della Romania di facilitare le procedure per l'ottenimento della cittadinanza che potrebbe portare fino a 1 milione di moldavi all'interno dell'Unione europea. "Non commentiamo le intenzioni, aspettiamo di vedere i fatti", ha indicato il portavoce comunitario Amadeu Altafaj-Tardio, assicurando che Bruxelles "resta preoccupata" per le denunce di violazioni dei diritti umani nel Paese. Una fonte Ue, chiedendo di rimanere anonima, aggiunge che "in materia di cittadinanza gli Stati membri sono sovrani", implicando quindi che la Commissione non può fare nulla per bloccare le autorità romene. Ma al tempo stesso Bucarest "dovrà fornire garanzie ai partner Ue su come intende gestire" questa nuova ondata di cittadini Ue. La mossa della Romania - annunciata dal presidente Traian Basescu in un discorso al parlamento martedì sera - rischia di provocare nuove scintille con il governo della Moldova, che ha accusato Bucarest di aver architettato le proteste dell'opposizione della settimana scorsa. A livello europeo esiste un precedente: prima dell'adesione romena all'Ue, avvenuta nel 2007, l'Ungheria aveva pensato di concedere la cittadinanza alla minoranza magiara in Romania, ma il progetto rimase inattuato, seppellito dalle polemiche.




http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/11196/1/173/

Autorităţile comuniste de la Chişinău le-au promis apartamente poliţiştilor.



Ministrul moldovean de Interne, Gheorghe Papuc, le-a promis poliţiştilor prime însumând trei salarii, dar şi apartamente.
Aceste angajamente şi le-a luat ministrul în faţa Regimentului „Scut“, în semn de mulţumire pentru că nu i-a oprit pe provocatorii care au instigat mulţimea la distrugerea sediilor Parlamentului şi Preşedinţiei în timpul protestelor din 7 aprilie, scrie publicaţia „Timpul“. Amnistia, praf în ochiÎn ceea ce-i priveşte pe tinerii ridicaţi de pe stradă de poliţie şi închişi în comisariate, aceştia nu se vor putea bucura prea curând de libertate deoarece amnistia anunţată miercuri de preşedintele Voronin nu poate fi pusă în practică. Mai întâi, trebuie aprobată o lege în acest sens, de către Parlament, iar noul Legislativ nu s-a constituit încă, scrie „Ziarul de Gardă“. Unii analişti sunt de părere că Voronin vrea să motiveze astfel cererea către Curtea Constituţională de a valida cât mai curând rezultatele alegerilor, pentru a permite constituirea Legislativului. Avocatul Victor Panţâru, care asigură apărarea lui Anatol Mătăsaru, cunoscut pentru protestele sale inedite faţă de autorităţile comuniste, a declarat că la comisariatul de poliţie la care se află nu s-a dat ordinul de eliberare a persoanelor reţinute. El consideră că această amnistie este un truc al regimului pentru „a se spăla pe mâini“ de problema copiilor şi tinerilor reţinuţi. De altfel, după anunţul lui Voronin, Mătăsaru a fost transferat de la Comisariatul General de Poliţie în Penitenciarul nr. 13. Totuşi, Procuratura Generală a anunţat că a „iniţiat procesul de revocare a măsurilor de reprimare sub formă de arest, care au fost aplicate persoanelor care au participat la acţiunile de dezordini în masă din 7 aprilie“, scrie „Jurnal de Chişinău“. Torturile continuăMărturiile şocante despre tratamentele inumane aplicate tinerilor protestatari continuă să apară în presa de peste Prut. Ion Creţu, student în anul II la Colegiul de construcţii din Chişinău, a fost reţinut de poliţie lângă magazinul Sun City, în 9 aprilie. El afirmă că a fost bătut cu o sticlă de plastic umplută cu apă pentru a nu-i apărea urme pe corp. Acum are dureri insuportabile de spate. Creţu povesteşte că într-o altă celulă, vecină cu a lui, erau închise şi fete, care erau dezbrăcate până la piele şi apoi bătute cu picioarele şi pistoalele automate. Edwin Berry, reprezentantul ONU la Chişinău, a declarat că a reuşit să stea de vorbă cu 40 de persoane aflate în izolatorul 13. „Din ceea ce am văzut şi am auzit de la cei circa 40 de tineri, pot considera că este vorba de grave încălcări ale drepturilor omului: aplicarea unor tratamente inumane şi degradante, îngrădirea dreptului la consiliere juridică, proces echitabil şi condiţii adecvate de detenţie“, a spus expertul ONU. Al treilea mortIeri, un alt părinte, din localitatea Soroca, a fost anunţat de poliţie că fiul lui, Eugen Ţapu, în vârstă de 26 de ani, a murit. „Cadavrul este aproape de nerecunoscut şi a fost pus de autorităţi într-un sicriu ermetic“, a declarat publicaţiei „Ziarul de Gardă“ Andrei Ţapu, tatăl lui Eugen. Sora lui Eugen a adăugat că li s-a spus că a decedat cu nouă zile în urmă, de aceea Eugen a fost pus într-un sicriu ermetic. Pe de altă parte, cadavrul lui Valeriu Boboc, o altă persoană despre care se crede că a decedat în urma acţiunilor autorităţilor, va fi deshumat şi examinat în prezenţa unor experţi internaţionali. Deşi era lovit la cap şi la ceafă, cu o coastă fracturată şi plin de vânătăi, Procuratura Generală afirma că acesta a murit intoxicat cu o substanţă necunoscută. Părinţii tânărului Ion Ţâbuleac, cel de-al doilea mort al represiunii comuniste, au fost anunţaţi că acesta s-a sinucis, cu toate că pe corpul victimei erau urme de violenţă.


Din ceea ce am văzut şi am auzit de la circa 40 de tineri, pot considera că este vorba de grave încălcări ale drepturilor omului.Edwin Berryreprezentantul ONU la Chişinău





Primarul Chişinăului, Dorin Chirtoacă, a declarat că a primit marţi confirmarea celui de al doilea caz de deces în urma reprimării de către autorităţile comuniste a protestelor din 7 aprilie de la Chişinău.

Dorin Chirtoacă afirmă că victima este Ţibuleac Ion, un tânăr din satul Bolohani, raionul Orhei, care a suferit mai multe leziuni – coaste rupte, hemoragie internă, picior rupt. "Tânărul prezintă şi multe lovituri la cap şi pe faţă. Acesta a fost deja înmormântat, pentru că familia nu a făcut publică această informaţie imediat. Vom încerca să aflăm informaţii noi şi să relatăm mai multe despre acest caz", a asigurat Dorin Chirtoacă.
Potrivit primarului, familia tânărului spune că acesta "a fost aruncat ca un câine" sub estacada Spitalului de Urgenţă din Chişinău, iar la morgă nu li s-a permis să intre. Familiei i s-a comunicat că presupusul motiv al decesului a fost electrocutarea: "Familia este şocată. Pe data de 7 aprilie băiatul a plecat la Chişinău cu încă un prieten şi nu s-a mai întors. Sunt cunoştinţe în sat care spun că l-au văzut la televizor în imagini împreună cu alţi protestatari", a declarat Dorin Chirtoacă.
Primarul de Chişinău susţine că, din păcate, în Republica Moldova continuă cazurile de tortură, tratament inuman şi degradant în locurile de detenţie şi în continuare sunt arestaţi oameni. "Din păcate, până în prezent nu am văzut o reacţie internaţională adecvată – în afară de o singură persoană, reprezentant al Naţiunilor Unite pentru Drepturile Omului, care a intrat într-un singur penitenciar, altcineva nimeni din organismele internaţionale nu a încercat să se documenteze direct. Cel puţin nu am văzut persoane din partea comunităţii internaţionale sau a Comitetului pentru prevenirea torturii aici, la Chişinău, în vederea intrării în comisariate şi opririi acestei terori", a arătat Dorin Chirtoacă.
Jurnal de Chişinău a scris marţi că în noaptea de 7 aprilie, în urma evenimentelor din centrul capitalei, cadavrul unui tânăr a fost aruncat dintr-o maşină a Ministerului de Interne moldovean în curtea Spitalului de Urgenţă din Chişinău. Victima avea coastele rupte, răni adânci în regiunea tâmplelor şi un picior fracturat. Potrivit martorilor, corpul neînsufleţit al tânărului de 22 de ani a fost aruncat dintr-o maşină albă, marca Niva, aparţinând Ministerului Afacerilor Interne. A doua zi, părinţii Semion şi Tatiana Ţibuleac au primit vestea de la medicii de la Spitalul de Urgenţă că fiul lor ar fi murit electrocutat. Li s-a cerut să vină la morga spitalului cu îmbrăcăminte pentru cel decedat.
Potrivit lui Semion Ţibuleac, tatăl băiatului, la morgă părinţilor nu li s-a permis să vadă corpul neînsufleţit al fiului. Ei au văzut cadavrul doar după ce acesta a fost îmbrăcat. "Unul din lucrătorii de acolo mi-a spus că a fost adus de o maşină Niva, albă, aparţinând Ministerului Afacerilor Interne, şi că a fost aruncat în curtea Spitalului de Urgenţă. Era doar în maieu şi pantaloni. Nu ne-au permis să-l vedem în hainele în care a fost adus. Am constatat că avea un picior frânt, costele rupte. Avea răni adânci în regiunea tâmplelor", spune tatăl băiatului. "Băiatul nostru nu avea niciun document la el. Prima oară ne-au spus că l-au găsit în stradă. Dacă ar fi fost găsit în halul acela, întâmplător, în stradă, ne întrebăm cum de-au reuşit să afle cine e şi de unde e, că a doua zi au şi luat legătura cu noi şi ne-au informat despre moartea lui", se revoltă plângând mama băiatului, Tatiana.
Ion a fost înmormântat sâmbătă, 11 aprilie. Părinţii nu au consultat un avocat, dar spun că vor să cunoască adevărul despre moartea fiului lor.


Arestările au continuat la Chişinău miercuri, în ciuda anunţului lui Voronin de amnistiere a protestatarilor.

Astfel, Radu Lungu din Chişinău a fost arestat miercuri pentru a doua oară, după ce fusese eliberat şi făcea o cură de tratament cu perfuzii din cauza bătăilor pe care le-a primit. Potrivit avocatului său, Radu Lungu a fost reţinut la 7 aprilie şi dus de poliţişti în garajul Parlamentului, unde a fost bătut cu cruzime alături de alţi tineri. După aproximativ două ore a fost transferat cu un Mercedes la sectorul de poliţie Buiucani, unde i s-au legat mâinile cu propria curea de la pantaloni şi a fost pus să stea în genunchi mai multe ore.
Radu spune că totuşi a fost bătut mai puţin decât alţii, pentru că nu avea desenat pe obraz un tricolor. Cei care aveau desenat tricolorul pe obraz erau bătuţi până nu se mai vedea nici urmă de desen, povesteşte el. În cursul nopţii a fost silit să semneze nişte acte pe care nu le-a citit, iar dimineaţa i s-a dat voie să plece, dar fără buletinul de identitate care a fost oprit de poliţişti, împreună cu banii pe care îi avea la el. Ajuns acasă, s-a simţit rău din cauza bătăilor şi a fost consultat de un medic, care i-a indicat perfuzii zilnice.
Miercuri, Procuratura Buiucani l-a sunat şi l-a somat să vină pentru o discuţie. Radu a întrebat dacă este o citaţie şi i s-a spus că "apelul telefonic este tot ca o citaţie". A mers acolo şi a fost reţinut pentru 72 de ore, fiind transferat la Comisariatul General de Poliţie. Avocatul spune că Radu nu şi-a putut continua tratamentul.
Pe de altă parte, Ziarul de Gardă informează şi că şase minori sunt daţi dispăruţi, după ce au fost ridicaţi de poliţie. Părinţii fraţilor Curechi, ai lui Dumitru Târsână, Ion Tudorache, Ion Certan şi Serghei Donici îi caută la secţiile de poliţie din toată ţara, dar nu au reuşit să afle nimic despre ei.

Vineri vor fi publicate rezultatele renumărării voturilor din Moldova.

Rezultatele renumărării voturilor pentru alegerile parlamentare din 5 aprilie vor fi făcute publice vineri, a declarat Comisia Electorală de la Chişinău. Această operaţiune se desfăşoară pe fondul schimbului dur de acuze dintre Republica Moldova şi România pe tema demonstraţiilor de stradă de la Chişinău. Preşedintele Republicii Moldova, Vladimir Voronin, a acuzat autorităţile române de tentativă de destabilizare a ţării pe care o conduce.


Avocaţii parlamentari condamnă vehement acţiunile violente săvîrşite în cadrul protestului din 7 aprilie 2009.
Libertatea întrunirilor şi a expresiei reprezintă drepturi fundamentale şi statul urmează să execute obligaţiile sale pozitive şi negative pentru realizarea lor. Ceea ce s-a întîmplat pe 7 aprilie 2009, depăşeşte orice cadru de asigurare şi realizare a dreptului fundamental şi nu există nimic care să justifice violenţa excesivă atestată. În această ordine de idei, cerem autorităţilor să investigheze în limitele cadrului legal abaterile ce au determinat desfăşurarea evenimentelor, să identifice instigatorii şi provocatorii acţiunilor criminale cu atragerea lor la răspundere şi să întreprindă toate măsurile care se cer, pentru a nu admite repetarea unor astfel de situaţii. Totodată, avocaţii parlamentari îşi exprimă îngrijorarea în legătură cu faptul că acţiunile cu tentă violentă admise în cadrul protestului desfăşurat recent, fiind, de altfel, intolerabile pentru un stat de drept, democratic, în care demnitatea omului, drepturile şi libertăţile lui, libera dezvoltare a personalităţii umane, dreptatea şi pluralismul politic reprezintă valori supreme şi sunt garantate, comporta deja soluţii cu repercusiuni nedorite.
În context, avocaţii parlamentari solicită depunerea deplinătăţii eforturilor şi întreprinderea tuturor măsurilor legale de către toate autorităţile de resort pentru neadmiterea violării în continuare a drepturilor şi libertăţilor omului, şi anume: - asigurarea garantării respectării libertăţii întrunirilor, ca o condiţie de exprimare liberă a opiniilor; - asigurarea garantării respectării libertăţii individuale şi siguranţei persoanei; - asigurarea garantării respectării dreptului constituţional al cetăţenilor la integritate fizică şi psihică; - asigurarea garantării respectării dreptului constituţional al cetăţenilor la libera circulaţie; - asigurarea garantării respectării dreptului persoanei de a avea acces la informare corectă şi transparentă.
http://www.ombudsman.md/md/newslst/1211/1/3815/

Moldova, la lunga mano di Bucarest

Tra i fomentatori delle proteste ci sarebbe un miliardario vicino a George Soros.
Accade che la Storia, a un certo punto, sposti l'attenzione dei media su Paesi che normalmente non sono protagonisti della scena mondiale ma, il più delle volte, semplici comparse. Nell'ultima settimana è stato il turno della Moldova, che qualcuno ancora ricorda con l'antico nome di Bessarabia. Le elezioni del 5 aprile hanno fatto da prologo a una pièce rivoluzionaria di difficile interpretazione.

È ancora troppo presto per dire se si sia conclusa in un unico atto, o se al primo ne seguiranno altri che porteranno a un finale in genere scontato: un cambiamento del risultato delle urne. Un risultato dichiarato legittimo dalla Commissione elettorale centrale, democratiche e libere le operazioni di voto da parte degli osservatori internazionali, quelli dell'Osce, presenti nel Paese. In tal caso non si potrebbe guardare dubbiosamente a chi parli di putsch e non di rivoluzione.

Dai banchi alla piazza. Dal 6 aprile a oggi è successo di tutto. Come un lampo la gente è scesa in strada, prima 4 mila, poi 6 mila, 10 mila, fino a 15 mila. L'adunata è stata data con ogni mezzo e forse rimarrà nella storia per essere la prima a essere stata alimentata telematicamente, attraverso i social networks: facebook, twitter, sms. Strumenti utilizzati e amati per lo più da giovani e giovanissimi; e infatti un altro aspetto, inedito, è che tra le prime file dei manifestanti ci fossero degli adolescenti, ragazzi tra i 14 e i 17 anni che appena usciti da scuola si sono precipitati davanti al Parlamento in boulevard Stefan Cel Mare, la strada principale di Chisinau lungo la quale sono disposti tutti i palazzi del potere.

Sinistri richiami. Il Partito Comunista Moldavo (Pcrm) ha conseguito una vittoria schiacciante, avendo raccolto il 49,48 percento dei consensi, a fronte dei sondaggi che gli attribuivano un 35 percento. È proprio sulla base di questa ampia forbice che i tre partiti di opposizione accreditati nel loro insieme intorno al 35 - 36 percento hanno avanzato il dubbio che sul voto sia caduta l'ombra dei brogli. Ma mentre il leader del Partito Liberal Democratico (Pldm), Vlad Filat, dal suo podio improvvisato davanti al Parlamento sfidava i comunisti chiedendo il riconteggio dei voti o protesta a oltranza, dalla piazza spuntava chi con un megafono gridava: "Noi nu avem nevoie de Parlament, de Presidente, de Guvern! Noi to ate astea le avem la Bucarest!" (Noi non abbiamo bisogno del Parlamento, del Presidente, né del Governo! Tutto questo noi l'abbiamo già a Bucarest). La voce metallica dietro il megafono era di tal Ilie Bratu, ex deputato, che ha ricoperto anche incarichi governativi, e presidente del Movimento Unionista della Moldova. Da quel momento è tornato a galla l'incubo di chi è devoto alla indipendenza e alla sovranità della Moldova. Ancora una volta la Storia torna protagonista.

Una volta, la Bessarabia. Quel lembo di terra, alle porte dell'Unione Europea, nel corso dei secoli è stato tirato come un lenzuolo da ogni suo angolo: nel Medio Evo era parte del Principato di Moldavia, per poi passare nell'Ottocento sotto il controllo dell'Impero Russo - con il nome di Bessarabia - fino al 1917. Dopo la caduta degli zar la Moldova , nel 1918, si unì alla Romania, fino a quando il patto Molotov-Ribbentrop con la regia di Hitler e Stalin non costrinse Bucarest a cedere all'Unione Sovietica la terra a est del fiume Prut che assunse lo status di Repubblica Sovietica (Rss Moldova). Nel 1989 la Storia stravolge le carte sul tavolo dell'emisfero orientale e la Moldova nel 1991 proclama la sua indipendenza. Si trattava di una nazione giovane che per la prima volta si trovava a decidere della propria sorte. C'era chi continuava a guardare con nostalgia verso Mosca, chi credeva nell'entità moldava e chi non vedeva l'ora di correre nuovamente sotto la protezione di Bucarest. Romeni e moldavi hanno in comune un vasto patrimonio culturale e soprattuto la lingua.
L'attrazione esercitata da Bucarest era irresistibile (ma i fatti degli ultimi giorni dimostrano che si è perfino rafforzata, grazie al fatto che la Romania è nell'Unione Europea). Sull'onda di questa scia annessionista, nacque un problema che tuttora Chisinau si sta trascinando: la Transnistria, a maggioranza russofona, temendo la longa manus di Bucarest dichiarò a sua volta l'indipendenza e come uno stato indipendente, sebbene non riconosciuta da nessun altro Paese, vive.

Gli estremi del nazionalismo. Dal momento in cui la linea di una Moldova sovrana e indipendente ha avuto la meglio, si è fatto tutto il possibile per tracciare una linea di demarcazione netta tra i moldavi e i fratelli (o sarebbe meglio dire cugini) romeni; fino a cadere anche nel grottesco, quando nel 2003 viene pubblicato il dizionario Moldavo-Romeno/Romeno-Moldavo del linguista Vasile Stati. Il dizionario ha scaturito l' ilarità anche tra gli stessi moldavi e il direttore dell'Istituto Linguistico Ion Barbuta lo definì, all'epoca, "un'assurdità, uno strumento al servizio della politica".
Lo strappo. Ma tornando all'attualità, i rapporti tra Romania e Moldova negli anni si sono via via incrinati. Oggi come non mai Bucarest e Chisinau sono molto lontani. Dopo che alcuni giovanissimi manifestanti hanno issato la bandiera della Romania sul pennone del Parlamento, è arrivato durissimo il j'accuse del presidente Vladimir Voronin: "Non c'è umiliazione più grande per un paese che vedere la bandiera di un'altra nazione messa sul palazzo del Parlamento.

Dietro la rivolta c'è la Romania ". Per la prima volta le frontiere sono state chiuse, Chisinau ha richiamato il suo ambasciatore a Bucarest e ha espulso quello romeno dalla Moldova, il treno internazionale "Prietenia" (Amicizia), che fa la spola tra Bucarest e Chisinau, è stato sospeso e dal 9 aprile è stato introdotto il regime dei visti per i cittadini romeni. Il presidente della Romania Traian Basescu ha negato ogni coinvolgimento, ma la tv di stato romena ha coperto la manifestazione con la titolazione "Rivoluzione a Chisinau"; Vlad Filat, tra i primi a chiedere movimenti di piazza, si è dissociato dalle violenze, ma ribadisce di avere le prove di brogli elettorali. Questo non basta a far correre, velocissime, le voci sui forum di un complotto moldavo con la regia di Bucarest. Secondo quanto appreso informalmente da PeaceReporter, tra i fomentatori ci sarebbe anche un certo Anatol Stati, un miliardario molto vicino a George Soros (per molti il direttore occulto delle rivoluzioni 'colorate'). L'agenzia moldava Omega riferisce che suo figlio Gabriel è stato arrestato sul territorio ucraino mentre "cercava di scappare con urgenza dalla Moldova".

La 'pedopolitica'. Le tesi di chi sostiene che si sia consumato - o si stia consumando - un tentato golpe annessionista si basano sull'analisi degli eventi. Tutto sarebbe stato orchestrato alla perfezione: nelle prime file sarebbero stati messi dei ragazzini contro i quali la polizia non ha potuto opporre resistenza per evitare che la situazione degenerasse; dietro, nelle seconde linee operavano i più violenti. Quando sono state fatte le irruzioni nel Parlamento e nel Palazzo Presidenziale (entrambi messi a ferro e fuoco), tutti sapevano come muoversi e dove andare. Un arguto e coraggioso web user per condannare la strumentalizzazione degli adolescenti nei gruppi di rivolta, ha definito le menti della rivolta come dei pedopolitici.

L'uro. Da ovest, l'Unione Europea sta guardando con attenzione a quanto sta succedendo alle porte di casa sua e ha invitato alla cessazione delle violenze e il governo moldavo a ripristinare i normali rapporti diplomatici con la Romania, un suo paese membro. Da est, la Russia chiede che il risultato delle urne venga rispettato e un membro del parlamento russo, Konstantin Zatulin, ha dichiarato che qualora il governo legittimo dovesse essere rovesciato, la Duma metterà all'ordine del giorno, immediatamente, il riconoscimento della repubblica separatista di Transnitria. A Chisinau, i difensori della sovranità e indipendenza moldava guardano con trepidazione alla propria bandiera, sperando di non estinguersi come l'uro ritratto sullo stemma moldavo, un grande bovino che si estinse agli inizi del 1600.
http://notizielibere.myblog.it/archive/2009/04/12/moldova-la-lunga-mano-di-bucarest.html
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7989919.stm

martedì 14 aprile 2009

Roma, 14 apr. (Apcom-Nuova Europa)
- La giornata che precede il nuovo conteggio dei voti in Moldova è stata segnata da due annunci. Il primo quello dei tre partiti d'opposizione che chiederanno l'annullamento delle elezioni legislative del 5 aprile.
Il secondo, invece, è arrivato da Bucarest, dal presidente romeno Traian Basescu, che parlando davanti al Parlamento ha chiesto un'inchiesta europea sulle "repressioni" della manifestazioni anti-comuniste di Chisinau e ha denunciato la violazione dei diritti dell'uomo da parte delle autorità moldave. E mentre domani le commissioni elettorali locali si preparano a conteggiare nuovamente le schede, l'opposizione denuncia che i veri brogli sono stati organizzati nella stesura delle liste di votanti. Secondo il leader del partito Liberaldemocratico Vlad Filat "durante i controlli" è stato rilevato "che i nomi di persone decedute molto tempo fa appaiono ancora sulle liste. I nominativi di minorenni e cittadini che risiedono all'estero da anni sono presenti sulle stesse liste e sono segnati tra coloro che hanno votato" per un totale di 400 mila persone aggiunte "dai Comunisti con l'assistenza del ministero dell'Informazione, che detiene le banche dati", ha denunciato Filat. Per questo motivo l'opposizione ha annunciato che non parteciperà al nuovo computo ma che si dedicherà alla contestazione delle liste degli aventi diritto chiedendo che vengano indette nuove elezioni. Il voto di domenica 5 aprile ha assegnato la maggioranza ai comunisti del presidente Vladimir Voronin. L'opposizione anti-comunista inoltre ha lanciato un appello alla Comunità internazionale, chiedendo in una lettera aperta all'Ue, al Consiglio d'Europa e all'Onu di intervenire contro "le violazioni diffuse dei diritti umani, in particolare dei detenuti". Richiesta che è arrivata a gran voce anche da Bucarest dove Basescu ha risposto, dopo una settimana alle accuse rivolte dal suo omologo moldavo, secondo cui la Romania sarebbe dietro alle manifestazioni anti-comuniste che hanno portato anche agli scontri con la polizia e all'arresto di 200 persone. Bucarest chiede che l'inchiesta faccia luce "sulla repressione" degli oppositori anti-comunisti e sulla "violazione dei diritti dell'uomo e della libertà di espressione", ha spiegato il capo di stato romeno che non ha voluto rispondere prima per evitare l'escalation di tensione nelle relazioni diplomatiche tra Bucarest e Chisinau, che sono già ai ferri corti. Basescu nel suo discorso ha dichiarato che non permetterà che si innalzi "una nuova cortina di ferro" sul Prut, il fiume che demarca il confine tra Romania e Moldova e non tollererà "che i romeni oltre il Prut siano umiliati perché non crediamo in un sistema ostile". Il capo di stato ha fatto riferimento anche alle ipotesi ventilate da Voronin su interessi e mire territoriali romene sulla Moldova, che fino al 1940 faceva parte del territorio romeno: "La Romania non intende far valere i diritti sui territori persi in passato. La Romania non vuole discutere delle frontiere e della sovranità della Moldova. Come Paese europeo abbiamo la responsabilità di informare sia i nostri alleati e gli altri Paesi del mondo di ciò che accade al di là del Prut". Il presidente romeno ha anche chiesto che vengano riaperte le frontiere e annullato il regime di visti introdotto unilateralmente dalla Moldova nei confronti dei romeni. Secondo Basescu si tratta di una violazione del diritto internazionale, come anche le mancate informazioni da parte delle autorità moldave su romeni che si trovano in carcere. Il capo di stato romeno, nella sua decisa risposta a Chisinau, ha voluto ricordare anche che i fallimenti nello sviluppo della democrazia in Moldova non sono da ricondurre alla Romania, ma a chi sta governando a Chisinau, perché la Romania è stata la prima riconoscere la Moldova come stato indipendente nel 1991.

Bruxelles, 14 apr. (Apcom-Nuova Europa)
- L'Unione europea si prepara a lanciare il 'Partenariato per l'Est', la nuova iniziativa di cooperazione con Ucraina, Georgia, Moldova, Bielorussia, Azerbaigian e Armenia il 7 maggio a Praga.
Ma nel frattempo i Paesi più avanzati del vicinato ex sovietico dell'Ue sono entrati in subbuglio: la Moldova è scossa dalle violente proteste dell'opposizione contro il regime comunista del presidente Vladimir Voronin; in Georgia i manifestanti chiedono le dimissioni del capo di Stato Mikheil Saakashvili; in Ucraina il Paese sprofonda nella crisi economica, mentre la classe politica non riesce a mettersi d'accordo sui tagli da attuare per salvaguardare il prestito da 16,4 miliardi di dollari concordato con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Una situazione esplosiva, che rischia di spezzare le ali al progetto europeo di stabilizzazione dell'area, già contestato aspramente dalla Russia. Secondo il presidente romeno, Traian Basescu, Bruxelles dovrebbe reagire inviando una missione di accertamento dei fatti a Chisinau, dove l'opposizione denuncia abusi "sistematici" contro centinaia di persone arrestate dopo gli scontri del 7 aprile, e dove domani verrà annunciato l'esito della riconta delle elezioni. "Le rappresaglie, le violazioni dei diritti dell'Uomo e della libertà di espressione, le espulsioni dei giornalisti e le accuse lanciate contro la Romania obbligano la Romania a chiedere un'inchiesta europea sulle responsabilità delle repressioni effettuate in questi ultimi giorni", ha detto oggi Basescu di fronte al parlamento. Voronin ha accusato Bucarest di aver pilotato le manifestazioni, insieme ad agenti "jugoslavi" al soldo di organizzazioni non governative Usa. "Volevano approfittare della situazione e organizzare una di queste cosiddette 'Rivoluzioni colorate'. Lo stesso che è accaduto a Belgrado, Tbilisi, Bishkek e Kiev", ha accusato il presidente moldavo in un'intervista pubblicata ieri su El Pais. Secondo Christiane Hohmann, portavoce del commissario Ue alle Relazioni Esterne Benita Ferrero-Waldner, lo stesso Voronin ha suggerito l'invio di una missione Ue nella conversazione avuta sabato scorso con il Rappresentante Ue per la politica estera Javier Solana. Ma la presidenza ceca dell'Ue getta acqua sul fuoco. "Per il momento non c'è alcun preparativo per una missione Ue", spiega il portavoce Jan Sliva, limitandosi a dichiarare che la Moldova sarà discussa giovedì in una riunione tecnica tra i Ventisette e dai ministri degli Esteri Ue nel Consiglio previsto il 27 aprile a Lussemburgo. Per quanto riguarda la partecipazione al summit del 'Partenariato Est' di Voronin, o del presidente autoritario della Bielorussia Aleksandr Lukashenko, nulla è ancora deciso. Nel frattempo a Chisinau continua a mediare il Rappresentante speciale Ue per la Moldova, il diplomatico ungherese Kalman Mizsei, che dovrebbe riferire "a breve" a Bruxelles.
Moldova, 15 aprile riconteggio voti.

L'opposizione contesta l'esito favorevole ai comunisti al potere.
(ANSA) - MOSCA, 13 APR

- In Moldova il riconteggio dei voti espressi nelle elezioni legislative del 5 aprile avverra', in un sol giorno, il 15 aprile. Lo ha deciso la commissione elettorale centrale dopo le contestazioni dell'opposizione per l'esito favorevole ai comunisti al potere. Ieri la Corte costituzionale aveva autorizzato sia il nuovo scrutinio sia la revisione delle liste elettorali. Sempre ieri, manifestazione di 10 mila persone nella capitale Chisinau contro l'esito del voto.
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-04-13_113367048.html
PRIMĂRIA MUNICIPIULUI CHIŞINĂU
CHISINAU CITY HALL

MD-2012 Republica Moldova,
mun. Chişinău,
bd. Stefan cel Mare şi Sfânt 83,
Tel: + (373 22) 22 10 02, 22 82 85, 20 15 04 22 91 40,


Dear Mr/Mrs,

The Republic of Moldova encounters severe violations of human rights. Following the manifestations on 7th of April 2009, when the presidential and parliament buildings were seized by the protesters, the Moldovan police unleashed a wave of mass terror and intimidation against the citizens. Youth, including minors, has been particularly targeted. Journalists who did not participate in the protests were arrested along with protesters, both violent and peaceful.

The police acted in full force and have been arresting people on the street, students in high schools, universities and youth hostels, but also church attendants returning from the Easter mass. The arrest procedure is not followed through. Those apprehended, men or women, are beaten with cruelty and subjected to inhumane and degrading treatment. There are reports of torture and one death. Not all arrests have been reported. There are still parents in search of their missing children to whom access to their children’s’ whereabouts is denied.

Those released contend that the arrested are kept in dreadful conditions (15-20 people in a 10 m2 cell), beaten with brutality and compelled to sign under false statements. Spot trials are held in police premises with no or limited access to defense. The access to detention facilities is denied including to lawyers and human rights organizations. The repeated requests of the mayor of Chisinau to access the detention facilities were irrefutably turned down.

According to the police, 200 citizens remain under arrest. However, the Moldovan media compiled a list of some 800 missing people believed to be in police’s arrest. Over 50 people were hospitalized in Chisinau after having been beaten by police. There is information that in order to hide the abuses, the detained citizens are transported in other municipalities like Taraclia, Vulcanesti.

We therefore request your immediate involvement to:
· Secure the observance of human rights;
· Stop the inhuman and degrading treatment, torture in places of detention;
· Cessation of terror, the abduction of persons, threats and intimidation;
· Demand access to defence attorneys and fair trial;
· Ensure access the NGOs and media in places of detention;
· Guarantee the rights of the detent, primarily in defense;
· End the illegal arrests;
· Punish the guilty people of committing abuses and release the innocent one.

Evidence and Pictures:
Herein are the brief information and audio/video testimonies of those people who were arrested, abused and kidnapped.

Sergiu Cretu –bone fracture of humerus (arm): 23 years old, peaceful protester, beaten at the police station. For his own secure,
refused to be photographed.
A young person, who request anonymity – bone fracture of humerus (arm), cerebral concussion, muscles contusions/bruises: 23 years old, peaceful protester, beaten in the Park by the police which were civilian-dressed and in uniform.


A young person, who request anonymity – torture, cerebral concussion, muscles contusions/bruises: 19 years old, did not participate in any protests, insulted, humiliated and beaten at the police station.

Popa Andrei – cerebral concussion, facial contusion/bruises: 18 years old, did not participate in any protest, beaten at the police station, received no food and water during 24 hours, were arrested 22 people in 12 m2 .

Roscot Denis - cerebral concussion, nasal bones fracture, facial contusion: 20 years old, student, peaceful protester, beaten at the police station, forced to sign a false statement, handcuffed to the hospital bed for one night.

Damian Hancu – torture, cerebral concussion, fracture of the arm fingers, muscle contusions/bruises: student at the Faculty of Law in Lyon, France. 23 years old, peaceful protester, did not participate in violent actions. Was held by the civilian-dressed state police, on April 7, in the center of Chisinau, as a result of discussions with Swedish journalists. After being tortured, by the policemen during several hours, he was forced to sign a false statement - guilty for instigation and bribed by the opposition to participate in protests. Herein you can find attached the audio/video testimony of Damian Hancu in English, the medical certificate and the request to the prosecutor.

Valeriu Boboc - dead, broken ribs as a result of strikes, a plague on the head as a result of blows with blunt objects: 23 years old, workman, married, father of a 1.5 year old child; peaceful participant at the protest . Arrived in the Square after 5.00 p.m., when the presidential and parliament buildings were ravaged. Killed as a result of the massive police attack on protesters in the night of 7 to April 8. According to the police - found dead in the Great National Assembly Square. Cause of death according to the certificate of death (hereof attached) - unknown toxic poisoning. Yours sincerely,
Dorin Chirtoaca,
General Mayor of Chisinau

lunedì 13 aprile 2009

http://politicom.moldova.org/news/declaratia-comunitatilor-moldovene-din-italia-privind-alegerile-195930-rom.html


"Votul moldovenilor din afara":
http://forum.moldova.org/index.php?showtopic=32&st=40
Moldova: Urgent Letter of Concern on ongoing human rights violations
To: Terry Davis, Secretary General of the Council of Europe

Thomas Hammarberg, Council of Europe Commissioner for Human Rights
Council of Europe Committee for the Prevention of Torture

Javier Solana, EU High Representative for the Common Foreign and Security Policy,
Secretary-General of the Council of the European Union

José Manuel Barroso, President, European Commission

Benita Ferrero-Waldner, Commissioner for External Relations and European
Neighbourhood Policy

Karel Schwarzenberg, Ministry of Foreign Affairs, Czech Republic

Manfred Nowak, UN Special Rapporteur on torture and other cruel, inhuman or degrading treatment or punishment

Margaret Sekaggya, UN Special Rapporteur on the situation of human rights defenders

Frank La Rue Lewy, UN Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression
Subcommittee on Prevention of Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading
Treatment or Punishment of the Committee against Torture

Cc: All diplomatic representations in Moldova

Ambassador Philip N. Remler, Head of OSCE Mission to Moldova

Vladimir Ristovski, Special Representative of the Council of Europe General Secretariat to Moldova

Kalman Mizsei, EU Special Representative to Moldova

Ambassador Cesare de Montis, Head of Delegation of the European Commission to
Moldova

Marianne Mikko, Member of the EU Parliament, Chairwoman of the Delegation to the
EU-Moldova Parliamentary Cooperation Committee

13 April 2009
Chişinău, Republic of Moldova

Your Excellencies,
We are writing to you to draw your attention to the recent and ongoing abuses of the rights of persons arrested in relation to the events of 6 – 8 April 2009 in Chişinău, Republic of Moldova.

We are deeply concerned by the widespread violations of human rights, particularly of arrested persons, specifically the right to life, the right not to be subjected to torture or to cruel, inhuman or degrading treatment or punishment, the right to liberty and security, the right to a fair trial and the rights to freedom of assembly, association and expression. In response to the demonstrations in Chişinău, which started on 6 April, and included acts of violence and vandalism that took place on 7 April, the government authorities have begun an ongoing campaign of mass-arrests, in particular discriminating against individuals of student age.

According to lists published on 12 April by the Ministry of Internal Affairs of Moldova, by 11 April, 129 people had been arrested, out of which 88 people have been given between 2 - 15 days of administrative detention, 22 people have been fined, 4 people have been released and there is no information regarding the current status for 15 people. Additionally, according to the same source, criminal investigations have been opened on a further 86 detained people, the status of which is unknown. There is sufficient evidence to assert that the published lists of those detained are incomplete, including a number of individuals whose whereabouts have not been communicated to their relatives in due time.

There are repeated and consistent reports that the rights of many of those being detained are being violated. We have collected information regarding approximately 100 individuals, arrested between 7 – 11 April. From the statements of their lawyers, relatives or friends, and from our own observations, the following systematic violations are occurring:

- Individuals are not informed of the reasons for their arrest

- They are usually arrested by unidentified men in plain clothes

- Family or next of kin are frequently not being informed of the whereabouts of those detained

- Regarding access to lawyers:

~ Detained persons are not being given access to a lawyer in due time and there are reports that people have been beaten for requesting a lawyer

~ There are reports that people have been questioned without the presence of a lawyer

~ There are reports that lawyers are not present during court proceedings

~ Private meetings with a lawyer are not ensured

- Many people, including minors, have reported beatings and other cruel, inhuman and degrading treatment when being detained and during police custody

- Regarding criminal proceedings:

~ Many pre-trial arrest hearings are taking place in district police commissariats

~ Lawyers report that they are usually denied access to their clients before court hearings about pre-trial arrest

~ Prosecutors are submitting unsubstantiated requests for pre-trial arrest

~ Investigative judges are issuing unsubstantiated decisions about pre-trial arrest

~ There is no public information about the place and time of these hearings

~ Court hearings about pre-trial arrest are lasting no longer than 10-15 minutes per person and individuals are not given sufficient time or opportunity to provide their own arguments to defend themselves

~ Decisions of 30 days of pre-trial arrest are being made as a rule, rather than an exception, and people are not being informed of their right to appeal against these desicions

~ Other procedural rights violations.

- Regarding administrative proceedings:

~ Lawyers or relatives are being given no information about these hearings or are being denied access to them

~ Administrative detention is predominantly used

On 11 April members of the Consultative Council for the Prevention of Torture (National Preventive Mechanism), accompanied by the UN Human Rights Advisor to Moldova and a criminal defence lawyer tried to visit several police stations and penitentiary institutions in Chişinău, where individuals were reportedly being detained or ill-treated. By law, the Consultative Council for the Prevention of Torture must be given access to any place of detention at any time with no prior warning. Nonetheless, the General Police Commissariat of Chişinău refused to give access and gave no reason for this refusal. The Central District Police Commissariat also refused access, stating that there were no detainees there, although the Supervising Prosecutor later confirmed that there were 5 people being held there. Access was only granted to the penitentiary institution No.13 after 3 hours of negotiations and with the intervention of the Ombudsman. (See Annex 1 for more information about this visit).

As a state party to numerous international human rights standards, including the International Covenant for Civil and Political Rights and the European Convention of Human Rights, as well as according to the Moldovan Constitution and other domestic legislation, the government of Moldova is obliged to respect and protect the rights of its citizens. As indicated above, and documented in Annexes 1 and 2, large scale and systematic human rights and procedural violations are taking place currently in Moldova. We are deeply concerned that these violations will continue.

We ask Your Excellencies to call on the Moldovan authorities to respect human rights and comply with their obligations under international law. We urge Your Excellencies to make an official visit to Moldova as soon as possible to assess the situation “on the ground” and demand that the Moldovan authorities stop all human rights violations and respect the rule of law in the country.

Sincerely,

Igor Dolea, Director, Institute for Penal Reform of Moldova

Evghenii Goloşceapov, Lawyer, civil society activist

Igor Grosu, Independent expert, civil society activist

Vlad Gribincea, President, Public association Lawyers for Human Rights

Vanu Jereghi, Vice President of the Consultative Council for the Prevention of Torture (OPCAT National Preventive Mechanism), Director of Moldovan Human Rights Institute

Nadejda Hriptievschi, Lawyer, civil society activist

Vlad Lupan, Independent expert

Ion Manole, Director, Promo-Lex Association

Sergiu Ostaf, Director, Centre for Human Rights Resources, CReDO

Ludmila Popovici, Director, RCTV Memoria (Rehabilitation Centre for Torture Victims)

Veaceslav Ţurcan, Defence lawyer and civil society activist

Victor Ursu, Executive Director, Soros Foundation – Moldova

Victor Zaharia, Lawyer, Institute for Penal Reform, State University of Moldova




Annex 1

Observations made by members of the Consultative Council for the Prevention of Torture (OPCAT National Preventive Mechanism) on the visit to the penitentiary institution No.13, Chişinău, on 11 April 2009

Penitentiary institution No.13 had received 68 detainees on 9 April and 22 detainees on 10 April.

The overwhelming majority of detainees were between 18 – 23 years old, allegedly with no prior criminal record.

Many detainees were allegedly processed through district police stations prior to being further processed through the General Police Commissariat and then on to penitentiary institution No.13. Through the initial two processing points, detainees were allegedly beaten, both in and outside of investigation rooms by plain-clothed law enforcement officers.

Evidence as to cruel, inhuman or degrading treatment or punishment was abundantly evident with regard to the majority of those interviewed. Detainees described beatings, administered using clubs, full, plastic water bottles, fists and feet. Video images of injuries sustained are available. All detainees claimed that not only they were beaten but that they had witnessed others also being beaten.

One group of detainees referred to two badly beaten women currently being held at the General Police Commissariat. The Consultative Council for the Prevention of Torture have still not been granted access to verify these allegations.

Detainees also claimed that they had been held in inhuman conditions with 25 – 28 individuals in a single cell, measuring 8 metres square and that they were denied food for 2 days and only had limited access to water and basic sanitary facilities.

A small number of detainees said that they had been forced to sign confessions, and/or other documents, which they were not allowed to read.

Detainees were brought before a judge in groups of 6 and were collectively charged although each had been given an individual charge sheet through a template document (copies of these template documents are available). At no point were the detainees granted access to a lawyer.

A list provided by penitentiary institution No.13 identifies 246 detainees and states where they will be detained. Those originating from the north of Moldova will be imprisoned in the south of the country and vice versa.


Annex 2

List of individual cases. Further information on all these cases is available.

• On 12 April Unimedia.md (http://unimedia.md/?mod=news&id=10309) and Jurnal TV (http://jurnal.md/article/13863/) published information about the death of a 23-year old man, Valeriu Boboc, in police custody. The victim’s brother stated that although the victim died on 7 April, the family was only informed on 10 April. The family and the lawyer noted that the victim’s body was covered in bruises while the official medical report cites the cause of death as intoxication from unknown gas during the violence on 7 April.

• On 10 April, at approximately 19.30, two lawyers witnessed police severely beating 2 people in front of the Criuleni Police Commissariat, who had been brought there by bus. The beatings stopped after the lawyers called the General Prosecutor’s office, but all the individuals were then taken inside the police station. To date, no further information about their status has been made available.

• On 10 April several lawyers were unable to ascertain the whereabouts of their clients, whose initial detention terms were expiring. The lawyers were supposed to be representing their clients during pre-trial arrest hearings or hearings about administrative detention. One lawyer waited for 3 hours in court only to find out later that the judge had left through the back door and held hearings directly in a police commissariat. Although hearings outside the court accord with the Criminal Procedure Code, information must be made public about the time and place of the hearing and all fair trial guarantees must be upheld. Since Moldova declared independence in 1991, there have been no registered cases of hearings being held outside the court.

• Eight students have claimed that they were taken during a break at university and were severely beaten upon arrest and during detention in Chişinău. Two of them told their lawyer that they were forced to sign three documents stating: 1) they participated in the protests of 7 April; 2) they will not participate in future protests; 3) they were not beaten/ no force was used against them while in detention. Several lawyers confirmed that their clients were forced to sign similar documents.

• Parents and pupils from Chişinău and Orhei reported that police have been to senior schools, checking attendance registers, and detained some older pupils (from 11 and 12 classes, aged 17-18) directly from the schools. Two lawyers have stated that their clients, who are minors, showed clear signs of having been beaten.

• The media has reported several cases where people have been severely beaten upon arrest or while in detention in Chişinău. In one case a 23-year old Moldovan student, who studies in France, was severely beaten by police after being arrested for participating at the protests on 7 April. He claims he was only a witness during the protests and believes he was followed by police because he was translating for some Swedish journalists during the protests. He further stated that he believes he escaped death after informing the police he was a French citizen (information in Romanian and pictures available at: http://www.jurnaltv.md/?article=2041).

• The mother of one arrested man stated that her son was severely beaten while in police custody. His lawyer complained about the beatings, after which the man was beaten again because of his lawyer’s complaint. Another lawyer stated that his clients were scared to say they had been beaten, particularly as the interview with the lawyer took place in very close proximity to a police officer. The clients, trembling, said that they were beaten “only a bit”, but that others have suffered much more.

• Many of those being detained, are charged under Article 285 (1) or (2) of the Criminal Code (mass disorder), which carries a sentence of 3 to 7 years’ imprisonment. Others are charged under Article 164 of the Code of Administrative Offences (medium hooliganism), which is punishable with a fine or administrative arrest of up to 15 days.

• Ordinary people that participated in the protests on 7 April, and are currently being sought by police, report being too afraid to appear before police for the fear of being subjected to torture and inhuman treatment.

• One man who was detained, and released the next day, stated that while being interviewed, police had checked his personal information using the internal database of the Ministry of Information Development.
Voto Moldavia, mercoledì il riconteggio delle schede.

CHISINAU (Reuters) - I funzionari elettorali moldavi hanno stabilito oggi che sarà effettuato mercoledì il riconteggio dei voti dopo che il presidente dell'ex stato sovietico ha richiesto la procedura a seguito delle elezioni parlamentari della settimana scorsa, al termine delle quali la vittoria del suo Partito Comunista ha provocato l'esplodere di violente proteste.
I partiti di opposizione moldavi, filo-occidentali, sostengono che ci siano stati dei brogli elettorali.
La Corte Costituzionale ha ordinato alla Commissione elettorale centrale di ricontare entro nove giorni tutte le schede elettorali delle elezioni del 5 aprile, accogliendo la richiesta in tal senso del presidente Vladimir Voronin, il quale accusa gli oppositori di avere organizzato violente proteste nell'ambito di un'operazione fomentata dalla Romania.
Voronin ha comunque chiesto il riconteggio allo scopo di ristabilire fiducia e calma.
La Corte Costituzionale ha anche disposto l'esame delle liste dei votanti.
L'opposizione chiede nuove elezioni e ha preso le distanze dalle violenze.
"La procedura richiederà una singola giornata", ha detto ai giornalisti Eugeniu Stirbu, presidente della Commissione elettorale.


(AGI) - Roma, 13 apr.
- Pierluigi Castagnetti (Pd) chiede al governo italiano di assumere un’iniziativa a livello europeo e di Nazioni Unite sulla Moldavia.
“Giungono notizie, soprattutto via internet poiche’ sono state chiuse tutte le frontiere, che la situazione in Moldavia e’ giorno dopo giorno sempre piu’ drammatica - dice Castagnetti - il governo filorusso sta mettendo in atto una repressione durissima, restringendo anche solo gli spazi di movimento interno per tutti, soprattutto per i giovani. Nelle universita’ sono in corso espulsione dei giovani colpevoli di avere dimostrato pacificamente. La polizia controlla, intimidisce e perseguita tutti i cittadini sospettati di simpatia per l’opposizione. La stessa concessione di ricontare senza riverificare la validita’ delle schede - considerato che avrebbero votato elettori ormai defunti o ragazzi privi della maggiore eta’ - si configura come la replica di una truffa”.
“La comunita’ internazionale - aggiunge - non puo’ assistere passivamente e tollerare la sopravvivenza di un regime ’sovietico’ non voluto dal popolo nel cuore dell’Europa. Per questo chiediamo al governo italiano di assumere una iniziativa a livello europeo e di Nazioni Unite, anche per corrispondere alle aspettative e alle apprensioni dei tanti cittadini moldavi che lavorano nel nostro paese”. (AGI)
http://www.universita-oggi.it/archives/00014225.html

MOLDAVIA: APPELLO COMMISSIONE UE A RISPETTO DIRITTI UMANI FONDAMENTALI

(ASCA-AFP) - Bruxelles, 11 apr - L'Unione Europea ha chiesto il rispetto dei diritti e delle liberta' fondamentali in Moldavia, dove nei giorni scorsi c'e' stata una rivolta contro il governo.
Il presidente della commissione europea per le relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, ha auspicato una stabilizzazione della situazione di calma, aggiungendo che ''e' importante evitare l'uso della forza o della provocazione verbale'' e che le autorita' moldave ''garantiscano il pieno rispetto delle liberta' e dei diritti fondamentali''.La commissione europea ha infine commentato positivamente la decisione di una verifica sui voti delle elezioni del 5 aprile scorso.

In Moldavia la Russia attacca l’U.E. Che tace .

Giovedì scorso Sergej Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa, salutava con favore la nuova era di distensione con gli Stati Uniti di Obama. Perché? Vedere cosa è successo in Moldavia (repubblica ex sovietica) per credere.
In Moldavia (il cui nome ufficiale sovietico è Repubblica Moldova), i comunisti (non “post” e neppure “neo”, ma comunisti duri e puri) pro-Cremlino hanno vinto le elezioni con più del 50% dei voti. Il presidente Vladimir Voronin afferma che le elezioni sono state libere ed eque, nel rispetto degli standard internazionali e dei diritti umani. L’opposizione, costituita da una coalizione di partiti liberali e popolari, la pensa diversamente: brogli e intimidazioni ai danni degli elettori, soprattutto fuori dalla capitale Chisinau. Il segretario del Partito Liberale, Vlad Filat, ha dichiarato alla Reuter che: “le autorità non hanno rispettato i patti stipulati con il presidente Voronin” per permettere all’opposizione l’accesso alle liste dei votanti.Gli osservatori internazionali denunciano violazioni minori. Il portavoce dell’Organizzazione in Moldavia, Matti Sidoroff, ha dichiarato che il processo elettorale abbia rispettato i principali standard internazionali, ma il 6 aprile, durante lo spoglio, aveva anche citato casi di “indebita pressione amministrativa” nel voto.Al di là dell’indignazione per il sospetto di frodi, l’opposizione teme di assistere alla crescita di una nuova dittatura post-sovietica, in grado di mantenere il potere, più o meno democraticamente, in un periodo di tempo indeterminato. I comunisti, con una maggioranza schiacciante, possono rieleggere il prossimo presidente della repubblica, mantenere il controllo sull’esecutivo, sulla magistratura e sull’economia locale, negare alla Moldavia le sue aspirazioni a entrare nell’Ue e nella Nato, oscillare fra una politica pro-russa o pro-occidentale a seconda del momento, come tutte le dittature post-sovietiche. Questo contribuisce a spiegare la rabbia scoppiata soprattutto fra i giovani universitari, scesi in piazza e gettatisi all’assalto delle istituzioni. Un morto, 270 feriti, 193 arrestati: è questo l’esito del martedì di fuoco a Chisinau.Vladimir Voronin ha subito trovato il suo capro espiatorio: la Romania. Il suo ambasciatore è già stato dichiarato “persona non grata”, è stato negato l’accesso ai cittadini rumeni, i reporter loro connazionali sono stati espulsi, un rumeno è stato arrestato, accusato di aver contribuito a pianificare i disordini.Non è un caso che si scelga di scaricare la responsabilità su Bucarest, perché la Moldavia ha una maggioranza di lingua neolatina, una bandiera uguale a quella del vicino europeo e una storia di appartenenza alla Romania dal 1918 fino alla II Guerra Mondiale, quando, in base al Trattato Ribbentrop-Molotov l’Urss di Stalin occupò militarmente la regione Bessarabia (attualmente divisa fra Moldavia e Ucraina). La Romania fu già accusata di alimentare le insurrezioni moldave negli ultimi anni dell’Urss, quando la popolazione, nel 1988, avviò un vasto movimento di protesta per ripristinare l’uso della propria lingua neolatina al posto del russo ufficiale. Nel 1991, quando la Moldavia dichiarò la propria indipendenza dall’Urss e chiese il ritiro della XIV armata sovietica dal territorio della Transnistria, i russi intervennero militarmente, separarono, di fatto, la loro regione al di là del Dniestr dal resto del Paese (proprio come hanno fatto con l’Ossezia nell’agosto del 2008 a spese della Georgia) e minacciarono ancora la Romania. “Possiamo arrivare a Bucarest in due ore” affermava più volte il generale Alexandr Lebed durante quella guerra, per far capire al vicino che stava facendo sul serio.C’entrano i russi anche in questa crisi? C’entrano eccome, nel senso che incombono nel teatro d’operazioni. I Russi sono sempre militarmente presenti nella Transnistria e possono intervenire ancora per poi dichiarare l’indipendenza della regione moldava a maggioranza russa. Per ora si limitano alle minacce, sia da parte del ministro degli Esteri Sergej Lavrov (anch’egli ha accusato la Romania di aver fomentato i disordini), che dell’ultimo presidente dell’Urss Michail Gorbachev. Il quale, dal suo buon ritiro, tuona contro le “ingerenze straniere” nella repubblica ex sovietica. Seguendo il solito schema, i partiti nazionalisti russi additano la responsabilità di un nemico esterno che starebbe complottando per rovesciare il governo moldavo. Non mancano le accuse lanciate alla Cia, il capro espiatorio classico di tutti i regimi post-comunisti. Mercoledì, all’indomani degli scontri a Chisinau, il vice-capogruppo parlamentare di Russia Unita (quello di Vladimir Putin e Dmitri Medvedev) dichiarava che lo scopo dell’insurrezione fosse: “Indebolire l’influenza della Russia nei paesi della ex Unione Sovietica affinché intorno alla Russia non vi siano più Stati filorussi”. Il partito putiniano ha ribattezzato arbitrariamente la rivolta “rivoluzione lilla” (visto che “in Moldavia crescono i lilla”) per sottolineare la continuità con le rivoluzioni “colorate” (rosa e arancione) di Georgia e Ucraina, tutte, secondo la propaganda russa, “pilotate dalla Cia”.Tutto segue il solito schema delle rivoluzioni e controrivoluzioni nelle repubbliche ex sovietiche, dunque. Tranne una cosa: il silenzio assordante di Ue e Stati Uniti. Sia nel caso della Rivoluzione delle Rose in Georgia (2003), che in quello della Rivoluzione Arancione in Ucraina (2004), Bruxelles e Washington avevano preso posizione al fianco dei partiti democratici e filo-europei. Oggi tacciono, mostrano imbarazzo di fronte alle accuse rivolte alla Romania, danno un appoggio sostanziale alla classe dirigente comunista. Javier Solana, alto rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza dell’Ue ha immediatamente definito “inammissibile” l’assalto alle sedi istituzionali da parte degli insorti. E’ evidentemente inaccettabile issare la bandiera blu stellata dell’Ue su un palazzo presidenziale, come hanno fatto i liberali moldavi. Non c’è stata alcuna protesta per l’arresto di 193 oppositori. Solo un invito alla calma rivolto salomonicamente a entrambe le parti. La Repubblica Moldova parteciperà regolarmente all’incontro per la partnership dell’Est con i membri del club dei 27. Come gesto di buona volontà, Voronin ha concesso all’opposizione il riconteggio delle schede. Sapendo che la Corte Suprema, le commissioni elettorali e tutta la macchina dello Stato sono già nelle sue mani, è sicuro di veder confermata la sua vittoria. Bruxelles è intervenuta solo per smorzare la tensione con la Romania (suo membro a pieno titolo) ma non è affatto diminuito il volume di accuse verbali riversate su Bucarest da Voronin e da Mosca. La Nato (di cui pure la Romania fa parte) tace da quattro giorni. Barack Obama, appena tornato dall’Europa, non ha speso una sola parola sulla crisi.Ecco perché il Cremlino festeggia la nuova era di rapporti con l’Occidente: ha capito di avere carta bianca sulle sue ex colonie. E che minacciare un Paese membro della Nato e della Ue non costa più nulla.
http://www.libertiamo.it/



Moldova/ Presidente: Adesione Romania in Ue ha complicato le cose.Voronin: dietro proteste anche "yugoslavi" pagati degli Usa

Bruxelles, 13 apr. (Apcom-Nuova Europa)
- L'ingresso della Romania nell'Unione europea, avvenuto nel 2007, ha destabilizzato la Moldova, perché ha spinto molte persone a ottenere la cittadinanza romena per poter viaggiare senza visto in Europa.
E' quanto afferma, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, il presidente comunista Vladimir Voronin, scosso dalle proteste violente dell'opposizione che lo hanno costretto ad accettare una riconta delle elezioni del 5 aprile. Nel colloquio con l'inviata Pilar Bonet, Voronin torna a parlare di una regia romena dietro le manifestazioni, ma evoca anche l'intervento di cittadini "jugoslavi" e "serbi", al servizio di "un'istituzione nordamericana". "Ho già detto alla Commissione europea che al momento di ammettere la Romania nell'Ue avrebbero dovuto abolire i visti per i cittadini della Moldova, in modo che così nessuno avrebbe preso il passaporto romeno. Però nell'Ue sono duri di comprendonio. Mi sono lamentato molte volte e l'ho fatto anche oggi (l'intervista è avvenuta sabato, ndr) con (il Rappresentante Ue per la politica estera) Javier Solana. Continueremo a insistere. Vogliamo andare in Europa passando per Bruxelles, non per Bucarest", spiega Voronin. Il presidente sostiene che l'opposizione anti-comunista rappresenta "il 2% o il 3% della popolazione, fomentata dai partiti politici", mentre "la maggioranza sostiene la nostra linea di integrazione europea". Secondo Voronin i molti giovani che sono scesi in piazza per contestare la vittoria del suo partito sono stati istigati dai professori di liceo e di università, accusati di essere seguaci di Ion Antonescu, il dittatore romeno alleato di Hitler durante la Seconda guerra mondiale. Voronin afferma di "non vedere nulla di buono" nei rapporti con Bucarest. "La Romania non si rende conto di essere nell'Ue e di dover rispettare alcune regole. La Romania non riesce a rinunciare alle proprie mire espansioniste, e continua a rifiutare la firma di un Trattato frontaliero e di rapporti interstatali con noi". Ma secondo il presidente moldavo, dietro le proteste della settimana scorsa non ci sono solo mani romene: "Abbiamo fotografato uno jugoslavo con i documenti di un'istituzione nordamericana. Il 7 aprile c'erano nove serbi che dirigevano gli eventi e agenti dei servizi segreti della Romania. Li arresteremo e li processeremo", promette Voronin. "Volevano approfittare della situazione - accusa - e organizzare una di queste cosiddette 'Rivoluzioni colorate'. Lo stesso che è accaduto a Belgrado, Tbilisi, Bishkek e Kiev". Lo sviluppo europeo della Moldova, uno dei Paesi più poveri del Vecchio Continente, è frenato anche dal conflitto con la regione separatista della Transdnistria, una striscia di terra al centro di molti traffici clandestini che gode del sostegno di Mosca. Secondo Voronin la riunificazione "è più vicina" perché le imprese della provincia si sono registrate con le autorità di Chisinau e "quasi 350.000" residenti hanno scelto il passaporto moldavo (su una popolazione stimata di oltre mezzo milione). Tuttavia il capo di Stato moldavo è convinto che "la questione non si risolverà fino a quando la Russia" non avrà concluso con gli Stati Uniti un accordo sul disarmo e sulle basi militari nel Mar Nero.

12/04/2009 20:39 Questo articolo rende piuttosto bene ed esaurientemente la situazione. Ma forse è meglio spiegare un passaggio che resta poco chiaro. Non è la Moldavia, ma la Bessarabia (l'attuale Repubblica di Moldova) che era entrata far parte della Romania dal 1918 (che anzi vi era rientrata). Molto spesso su questi problemi avvengono confusioni dovute al fatto che "Moldova" è il termine con cui viene definita in lingua romena la Moldavia. Purtroppo alla fine della seconda guerra mondiale, quando Stalin si impadronì di una parte della Moldavia storica, la Bessarabia, valendosi del patto Molotov Ribbentropp, egli assegnò il nome "Moldova" alla Bessarabia (quindi a una parte molto limitata, sita a Nord-Est, della Moldavia storica). Ma la Moldavia storica è un principato molto antico, che è stato indipendente nel medioevo, ha combattuto fieramente contro l'Impero ottomano, una volta infine sconfitta è entrata a farne parte in maniera particolarmente attenuata: per usare i termini della diplomazia di allora suzerainété, cioè "vassallaggio", e non souverainété, cioè dominazione piena, come invece avveniva per tutti gli altri territori assoggettati dalla Sublime Porta, dai Balcani all'Ungheria (per il periodo in cui quest'ultima divenne un pascialato ottomano). Si trattava di un tipo di vassallaggio che nell'ambito di tutti i territori assoggettati dal Sultano ha riguardato solamente la Repubblica di Ragusa e i tre Principati Danubiani: la Moldavia, appunto, la Valacchia, e la Transilvania (per il periodo più breve in cui anche quest'ultima si trovò a dipendere dalla Sublime Porta). Questo Principato di Moldavia, che rimase unitario per tanti secoli, si vide sottrarre per la prima volta la Bessarabia (cioè - ripeto - quella che oggi noi chiamiamo Repubblica di Moldova) nel 1812, con l'occupazione russa. Nel corso del XIX secolo, tuttavia (tra la guerra di Crimea e il Congresso di Berlino del 1878), queste terre travagliate passarono varie volte di mano tra Russi e Romeni. La Bessarabia ritornò a far parte del resto della Moldavia nel 1918 in seguito alla fine della prima guerra mondiale; entrava così a far parte della Romania, uno stato che nella seconda metà del XIX secolo era sorto dall'Unione dei Principati Danubiani di Valacchia e di Moldavia. Anche la Transilvania, il Banato, la Dobrugia e la Bucovina (un altro pezzetto di Moldavia storica, che era stato preso dall'Impero Asburgico nel 1774 in seguito al trattato di Kuchuk Kainarji) sarebbero nel 1918 entrati a far parte di quella Grande Romania che unì alla fine della prima guerra mondiale tutti i Romeni. La popolazione della Bessarabia, nonostante gli intensi, ripetuti, tentativi di russificazione, era - ed è - restata incessantemente a maggioranza romena, e parla il romeno. Ricordo che il romeno, come spiegava ad esempio il nostro celebre filologo Carlo Tagliavini, che era un esperto di lingue romanze, è caratterizzato dal fatto di non avere neppure dialetti, ma solo parlate – contrariamente, per esempio, all'italiano, e ben diversamente da quanto si sono sforzati di sostenere i Russi e i loro amici.