CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

giovedì 30 aprile 2009

Moldova/ Opposizione denuncia due scomparsi e 300 in carcere.
Secondo autorità moldave dietro le sbarre sono solo in 20.
L'opposizione moldava ha denunciato che due delle persone che hanno partecipato alle manifestazioni e agli scontri seguiti al risultato elettorale di inizio aprile sono disperse e che più di 300 manifestanti sono ancora in prigione e maltrattati.

Le proteste seguite alla vittoria elettorale dei Comunisti sono sfociate in manifestazioni di massa e allo scontro con la polizia dopo l'assalto del Parlamento, con la morte di due persone e il ferimento di altre 90. Le autorità moldave hanno dichiarato che le persone arrestate sono state 200 e che adesso dietro le sbarre rimangono in 20, ma secondo l'amministrazione comunale della capitale moldava, che è in mano all'opposizione, in carcere ci sarebbero ancora 322 persone. Alexandra Motpan, capo del dipartimento dell'amministrazoone pubblica di Chisinau, ha fatto sapere che Sergiu Donici, studente di 19 anni, e Alexandru Galinschi, di 25, sono dispersi dal giorno delle proteste e non sono tra i nomi dei fermati. La madre di Galinschis ha dichiarato che il ragazzo si era recato in un internet cafè due giorni dopo la prima manifestazione e dopo si erano perse le tracce. Per Donici, invece, non si hanno più notizie dal 7 aprile. Il sindaco di Chisinau Dorin Chirtoaca, che è anche vicepresidente del partito Liberale, ha lanciato un appello a fornire informazioni sui due giovani.

L’UE VUOLE CHIAREZZA SULLE VIOLENZE IN MOLDOVA"

L’UE VUOLE CHIAREZZA SULLE VIOLENZE IN MOLDOVA.
Bruxelles ha richiesto alle autorità di Chisinau chiarimenti sui fattidi inizio aprile. Nel frattempo, l’opposizione sottolinea ilreiterarsi delle violenze fino ad oggi. Le informazioni sulla repressione ordinata dalle autorità moldave neiconfronti delle opposizioni liberali e filoeuropee sono “scarse eraccapriccianti”. Così sono state descritte da un analista politicomoldavo – rimasto in incognito per sua espressa richiesta, al fine dievitare ogni possibile ritorsione sulla sua persona – ad alcuneagenzie di informazione europee. “Vorrei tanto che venissero diffuseinformazioni circa la reale natura della repressione. Del resto,persino alcuni soldati pentiti raccontano strane cose su quantoaccaduto nei commissariati subito dopo le manifestazioni”. Il 7 aprile scorso, sostenitori dell’opposizione filo europea – per lopiù studenti – hanno dato vita a spontanee dimostrazioni per le viecentrali della capitale moldava, esasperati dagli ennesimi brogliattuati nelle ultime elezioni dal Partito Comunista locale. InMoldova, i comunisti detengono il potere ininterrottamente da ottoanni, sempre riconfermati dopo consultazioni dallo svolgimento dubbioed irregolare. Al giorno d’oggi non è ancora stata fatta chiarezza alcuna sulleviolenze seguite alle dimostrazioni. Secondo le autorità, la colparicadrebbe sui manifestanti, rei di scandire slogan irriverenti e diatteggiamenti aggressivi. Secondo numerose altre fonti indipendenti, aprovocare la violenza dei manifestanti sarebbe stata polizia,puntualmente intervenuta per interrompere la manifestazione, inprincipio pacifica e non violenta. Secondo i dati diramati dal regime di Chisinau, la milicija avrebbearrestato circa 200 persone. Secondo le organizzazioni per i dirittiumani 800, soprattutto ventenni. Lo stesso presidente Voronin havagheggiato la concessione di un’amnistia, ma secondo le opposizionisi tratterebbe di una menzogna volta solamente a guadagnare consensoagli occhi della comunità internazionale. Sempre secondo l’informatore di cui sopra, violenze ai danni digiovani donne al di sotto dei venti anni sarebbero state compiute incommissariati di periferia, lontano dal centro della capitale e dallosguardo dei pochi giornalisti rimasti a Chisinau. Dal canto suo, la polizia moldava si ostina a confermare l’assenza diragazze tra gli arrestati del 7 aprile, senza però ancora permetterela pubblicazione di un elenco ufficiale contenente i nomi di tutti itrattenuti. L’opposizione ha provveduto da sola a creare questa lista,sebbene molte persone non acconsentano alla pubblicazione dei lorodati personali per timore di ulteriori ripercussioni da parte delleautorità. Inoltre, molti tra gli arrestati non sono ancora statiliberati, pertanto una stima definitiva è ben lontana dall’essererealizzata. Durante le proteste tre persone hanno perso la vita. Almenoufficialmente, poiché secondo alcune informazioni le vittimepotrebbero essere addirittura una decina. “La gente sostiene che lapolizia stia nascondendo i loro corpi. Gira voce che le autoritàchiariranno queste morti nelle prossime settimane, cercando di negarneogni legame con le proteste di inizio aprile”. A Chisinau, lo scorso venerdì 24 aprile il capo della diplomaziaeuropea Javier Solana si è appellato alla creazione di una commissioneindipendente per gettare luce sugli incidenti del 7 aprile. Secondodiverse testimonianze, le opposizioni avrebbero fornito a Solanainformazioni dettagliate circa le persone ancora “disperse” di cuipoco si sa dopo il loro arresto, allegando ad esse alcune foto chedocumenterebbero le violenze fisiche subite dai detenuti neicommissariati. Il sindaco di Chisinau, Dorin Chirtoaca, sensibile alle ragioni delleopposizioni, ha testimoniato che “la milicija ha iniziato irastrellamenti già dopo la fine delle dimostrazioni con incursioninelle università e nei licei, accanendosi persino contro le personeche stavano rincasando dalle celebrazioni della Pasqua [ortodossa,n.d.a.]”. Chirtoaca non se la sente ancora di confermare le notiziesulle violenze perpetrate nei commissariati, tuttavia riconosce che“circa 800 persone sono state arrestate, e molte di esse non sonoancora state rilasciate”. Tali dati sarebbero stati confermati daalcuni membri della stessa polizia. “Sappiamo che ai detenuti non è concesso alcun diritto di difesa” hadichiarato infine il sindaco della capitale, aggiungendo di sapereche “gli arrestati sono stati trasferiti in altre città poiché aChisinau sono da poco arrivati gli osservatori UE e del Consigliod’Europa”.
Matteo Cazzulani 29/04/2009


MOLDOVA. Amnesty e altre ong nel mirino

Le autorità della Moldova secondo Amnesty hanno assunto un atteggiamento punitivo contro le organizzazioni che difendono i diritti umani.
Amnesty International ha dichiarato oggi che le autorità della Moldova paiono aver assunto un atteggiamento punitivo nei confronti delle Organizzazioni non governative (Ong), a causa della loro azione in difesa dei diritti umani. In una lettera inviata al primo ministro della Moldova, Amnesty International si è detta preoccupata per il fatto che alcune Ong, che avevano monitorato lo svolgimento delle elezioni e/o avevano denunciato le violazioni dei diritti umani commesse dai pubblici ufficiali a seguito delle violente manifestazioni del 7 aprile, stiano subendo richieste senza precedenti da parte del ministero della Giustizia e controlli stringenti da parte delle autorità fiscali. «I difensori dei diritti umani sono una fonte d’ispirazione e meritano sostegno e protezione da parte dello stato nella loro lotta per la tutela dei diritti umani», ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. «Le autorità della Moldova stanno venendo meno al dovere di garantire che gli attivisti per i diritti umani siano in grado di svolgere il proprio lavoro senza impedimenti e di proteggerli da qualsiasi violazione, come sancito nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani» ha proseguito Duckworth. Amnesty International ha ricevuto informazioni secondo le quali almeno sette Ong, tra cui la stessa sezione locale dell’organizzazione per i diritti umani, hanno ricevuto una lettera del ministero della Giustizia, datata 16 aprile, nella quale viene chiesto di esplicitare la propria posizione sui disordini e indicare quali misure esse abbiano adottato per prevenire e fermare la violenza. Inoltre, la maggior parte di queste Ong ha ricevuto, il 24 aprile, un’ingiunzione da parte degli ispettorati locali delle tasse in cui si chiedeva di sottoporre i rendiconti finanziari per il 2008 e il 2009, nonché di indicare le fonti di entrata e le voci di spesa, entro il 28 aprile. La scadenza estremamente ravvicinata ha reso arduo rispondere a queste richieste. Ieri, 28 aprile, funzionari dell’ispettorato delle tasse hanno visitato la sede di Amnesty International della Moldova, chiedendo la fornitura di tutti i contratti di consulenza in vigore nel 2008 e 2009, così come un elenco del personale pagato e i dettagli del loro passaporto. Amnesty International ha chiesto spiegazioni su questo comportamento alle autorità della Moldova, sollecitandole a garantire che le organizzazioni per i diritti umani e gli altri attivisti della società civile possano svolgere il proprio lavoro in un ambiente privo di intimidazioni, ostacoli e minacce.

Dopo la tempesta
Da Chişinău, scrive Iulian Lungu
Scontri a Chişinău La Moldavia fa i conti con gli strascichi degli scontri seguiti alla vittoria dei comunisti. Molti arrestati sono già liberi, ma l'opposizione denuncia la morte di tre persone e gravissime infrazioni dei diritti umani. Caute le reazioni internazionali, mentre la Corte costituzionale conferma i risultati elettorali
I giorni che vanno dal 5 al 7 aprile 2009 saranno ricordati come una durissima prova per la fragile democrazia in Moldavia, a causa delle violenze che hanno segnato la chiusura di un difficile processo elettorale. La devastazione dei simboli ufficiali del potere, il parlamento e il palazzo presidenziale, ma soprattutto la furiosa repressione messa in atto dalla polizia contro i giovani manifestanti, gli oppositori politici ed i media ostili alle autorità, hanno creato un clima di pesante tensione all’interno della società moldava, tensione che minaccia di radicalizzarsi e di approfondire ulteriormente le divisioni già esistenti. Repressione e accuse Se durante le violenze esplose il 7 aprile le prime reazioni da parte delle forze dell’ordine sono state piuttosto timide, con lo scendere della notte e con lo scemare delle proteste la polizia ha messo in atto una violenta repressione che è andata avanti nei giorni successivi e che ha portato a centinaia di arresti. Purtroppo, la maggioranza degli arrestati non aveva niente a che fare con le persone coinvolte nei violenti scontri con la polizia presso il parlamento e la presidenza, ma si trattava per lo più di manifestanti pacifici o semplici spettatori. Ciononostante, in molti sono stati sottoposti a violenze fisiche nelle celle di detenzione della polizia.
Vai al dossier Proteste in Moldavia
Gli scontri del 7 aprile hanno visto più di 200 poliziotti feriti e centinaia di arresti, ma la vera tragedia per chi è stato fermato è stata vissuta nelle celle di detenzione. Almeno 3 morti, 3 dispersi ed altri 41 giovani torturati o sottoposti a trattamenti inumani, il tutto durante la detenzione: sono i numeri presentati dal sindaco di Chişinău, il liberale Dorin Chirtoacă, e presentati alla pubblica opinione il 22 aprile, poche ore prima che Mirek Topolanek, primo ministro della Repubblica Ceca, attuale presidente dell’Unione Europea, giungesse in visita in Moldavia per documentarsi su quanto accaduto nelle ultime settimane. Riguardo le accuse, le autorità hanno ammesso un solo decesso in relazione alle proteste, che secondo la versione ufficiale non sarebbe però stato causato da maltrattamenti da parte delle forze di polizia, ma da intossicazione da gas durante gli scontri. E’ importante sottolineare il fatto che nelle prime reazioni agli eventi, le autorità non hanno dato alcuna importanza al rispetto dei diritti umani fondamentali. Alcuni magistrati, ad esempio, sono stati convocati presso le stazioni di polizia al fine di sanzionare gli arrestati senza garantire loro la presenza di un avvocato. I media anti-governativi, poi, hanno iniziato a riportare voci secondo le quali alcune ragazze arrestate sarebbero state oggetto di abusi sessuali durante la detenzione. Anche se questa accuse rimangono ancora voci, è difficile immaginare cosa sia veramente accaduto nei primi giorni dell’arresto poiché molte persone detenute sono state immediatamente trasferite lontano da Chişinău presso distretti di polizia di provincia per nasconderli dagli occhi dei media di opposizione, che stanno ancora cercando di appurare quale sia stata la loro sorte. Le reazioni internazionali Le reazioni internazionali sugli eventi verificatisi nella Moldavia, sono stati concordi nel condannare la violenza, ma, la sostanza dei fatti è stata trattata in modo piuttosto ambiguo. Durante la visita del 22 aprile il premier ceco Topolanek, ha invitato al dialogo politico e al rispetto della legge e dei diritti umani come elementi che possono portare stabilità nella società moldava. In precedenza Javier Solana, Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue ha insistito nel condannare con chiarezza la violenza e nel sottolineare la necessità del dialogo politico. Dall’altra parte la Russia ha immediatamente dichiarato il proprio sostegno alle autorità comuniste di Chişinău, riconoscendo i risultati elettorali ufficiali ed appoggiando la versione ufficiale di un tentativo di colpo di stato, ma con la scelta diplomatica di non menzionare la Romania come ispiratore delle proteste.
Nel frattempo la missione OSCE per il monitoraggio delle elezioni, ha dichiarato le elezioni regolari; ciononostante la baronessa Emma Nicholson, membro del Parlamento europeo e facente parte della stessa missione, ha messo in dubbio la correttezza della relazione finale dell’OSCE, ritenendone le conclusioni “ammorbidite” rispetto alla realtà dei fatti. Anche gli Stati Uniti hanno reagito attraverso il Dipartimento di Stato, sottolineando l’inammissibilità della tortura e delle violazioni dei diritti umani, come della necessità del dialogo tra le parti coinvolte nello scontro. In seguito alle pressioni dell'opinione pubblica e della comunità internazionale riguardo i maltrattamenti sulle persone arrestate, il presidente moldavo, Vladimir Voronin, ha dichiarato che, tutte le persone coinvolte negli atti di violenza saranno amnistiate, con eccezione di chi ha pendenze con la giustizia. In questo modo le autorità stanno cercando di limitare le critiche sulla repressione politica scatenata dopo il 7 aprile.
Al momento la maggioranza degli arrestati viene rilasciata, ma gli osservatori sottolineano che mentre molti giovani sono già liberi, vari esponenti della opposizione politica, come l’ex consigliere di Voronin, Sergio Mocanu, ed il milionario Gabi Stati, sono ancora detenuti ed accusati di colpo di stato. La tensione viene intanto esasperata dai mass-media controllati del governo che lanciano accuse all’opposizione di aver tentato di organizzare un colpo di stato. Mentre i media non controllati dal governo hanno uno spazio limitato, la propaganda ufficiale continua a generare odio e divisioni invece di cercare di calmare gli spiriti. In generale, la propaganda ufficiale ha avuto successo nel creare una percezione di massa a favore della versione delle autorità, soprattutto nelle campagne, dove la stampa d’opposizione riesce ad arrivare solo con grande difficoltà. Conta, riconta e prospettive politiche Nel tentativo di acquistare credibilità sulla corretta gestione del processo elettorale sfociato poi nella violenza, Voronin ha richiesto di ricontare i voti. L’opposizione ha rifiutato di partecipare all’operazione, dichiarando che i brogli sarebbero stati perpetrati manipolando le liste elettorale, con l’aggiunta di 300mila nuovi elettori rispetto alle precedenti elezioni, tenute nel 2007.
Secondo l’opposizione, quindi, le liste dovrebbero essere ricontrollate per identificare chi ha votato più volte, provando così gli avvenuti brogli. La riconta dei voti, portata a termine il 15 aprile, ha confermato i risultati iniziali. L’opposizione, invece, sta procedendo ai controlli sulle liste, e ha dichiarato di aver trovato molte irregolarità. In ogni modo, prendendo in considerazione solo il risultato della riconta dei voti e senza tener conto della richiesta dell'opposizione di controllare le liste elettorali, il 22 aprile la Corte Costituzionale ha convalidato il risultato elettorale, mettendo la parola fine alla battaglia legale, visto che ogni decisione della Corte è definitiva per legge. Nonostante le procedure necessarie alla convalida delle elezioni siano terminate, la situazione politica rimane tutt’altro che stabile.
Il Parlamento appena eletto si riunirà in prima sessione il prossimo 5 maggio e dopo aver eletto le cariche istituzionali dovrà affrontare immediatamente il problema più serio: eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il Partito dei comunisti potrà contare nel nuovo parlamento su 60 seggi, uno in meno di quanti ne servano per eleggere la massima carica dello stato. La strategia del partito di maggioranza per ottenere il voto che manca è già oggetto di speculazioni e tensioni, anche perché un eventuale fallimento nel nominare un nuovo presidente porterebbe a nuove elezioni parlamentari.
http://www.osservatoriobalcani.org/forum/messagelist/11077

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