CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

giovedì 24 settembre 2009

Fare breccia in Transnistria.
24.09.2009

Poster di Medvedev e Che Guevara decorano la sede di Proriv (G. Comai) Alena Arshinova è la leader di “Proriv”, organizzazione giovanile che si batte per il riconoscimento internazionale della Transnistria, territorio de facto indipendente che in era sovietica apparteneva alla Repubblica Socialista Sovietica moldava. L'abbiamo incontrata nella sede dell'organizzazione a Tiraspol. Un'intervista ”Proriv” (traducibile come “fare breccia”, “sfondare”) è stata fondata nel 2005 come organizzazione giovanile patriottica e a favore della Russia, con lo scopo di preservare la Transnistria dall'ondata delle “rivoluzione colorate” che stava prendendo piede nell'area post-sovietica e di sostenere il riconoscimento internazionale della Transnistria come stato indipendente. Che cos'è diventata oggi Proriv?
Proriv è un movimento sociale, un'organizzazione giovanile e un partito politico. L'organizzazione giovanile è stata fondata quattro anni fa, e il partito politico un anno più tardi, perché ci siamo resi conto che nessuno dei partiti presenti qui in Transnistria era in grado di rappresentare le nostre opinioni. Cerchiamo di incoraggiare una nuova generazione di giovani che siano attivi in qualsiasi ambito, non solo politico ma anche nella vita sociale, nell'economia e in altri campi. Abbiamo anche i nostri media, un sito internet e un giornale. Il giornale è veramente importante per la nostra organizzazione perché tutti gli altri media locali non parlano mai delle nostre attività. Abbiamo la nostra posizione indipendente e, certamente, questo non piace alle autorità della Transnistria. Loro vogliono controllare tutto qui, ma noi manteniamo la nostra opinione. Non abbiamo più la possibilità di andare in televisione, il nostro programma radiofonico è stato sospeso dal ministero dell'Informazione e hanno tentato di chiudere il nostro giornale. Le autorità stanno perfino cercando di cacciarci dalla nostra sede principale qui nel centro città.
Qual è la posizione di Proriv per ciò che riguarda le relazioni della Transnistria con i suoi vicini? La nostra organizzazione è a favore della Russia. Abbiamo avuto un referendum [in un referendum del 2006 più del 97% dei votanti si è espressa a favore dell'indipendenza e dell'unione con la Russia] e la maggior parte dei nostri cittadini ha votato a favore dell'unione con la Russia. Condividiamo radici comuni con la Russia. E anche i nostri giovani cercano di studiare a Mosca, San Pietroburgo e altre città russe. Ma per quello che mi riguarda ho senz'altro amici in molti altri posti come Bucharest, Chişinău, Kiev... Il nostro governo a volte non ci tollera perché noi vogliamo che vi siano dei negoziati tra Moldavia e Transnistria e che l'Unione Europea e la Federazione Russa trovino un compromesso per ciò che riguarda questa ed altre questioni.
Cosa pensa della situazione irrisolta tra Transnistria e il Governo di Chişinău?
Indubbiamente vogliamo che si raggiunga un'intesa. A conferenze o tavole rotonde si trova spesso qualcuno che afferma che la Transnistria è un territorio autonomo all'interno della Moldavia. Dichiarazioni come questa mi fanno soltanto ridere, perché come potete vedere non è una regione autonoma, ma uno stato separato. La gente non dovrebbe mentire a se stessa, questo è uno stato separato. Abbiamo uno stato indipendente, ma non riconosciuto, e la gente non ne può più. Ed è veramente difficile vivere in uno stato quando le autorità locali fanno cattivo uso dei loro poteri... Ci ha detto alcune ragioni del perché non piacete alle autorità locali. Ci dice quali sono le cose che a voi non piacciono delle autorità locali?
Oggi siamo in una situazione difficile non solo perché non siamo riconosciuti ma anche a causa delle lotte interne alla Transnistria. Con questo intendo la guerra tra potere esecutivo e legislativo, tra Presidente e Parlamento. Ritengo che tutto ciò non sia salutare per il nostro piccolo Paese non riconosciuto. Queste persone stanno cercando di dividere la nostra società. Durante gli anni che hanno seguito la caduta dell'Unione Sovietica eravamo come un'unica persona, ciascuno desiderava una comunità forte, lottare per l'indipendenza. Avevamo passione. Ora abbiamo una moltitudine di posizioni differenti, alcuni supportano il Presidente, altri il Parlamento. Altri ancora né l'uno né l'altro, come me. Ma non credo che questo sia un momento opportuno per avere conflitti interni.
Avete proposte di riforma concrete?
Noi vogliamo un sistema elettorale proporzionale con un Primo Ministro e un Governo. Temo che non lo avremo presto. Ma vorremmo che la gente ne discutesse. Inoltre non ci piacciono certi atteggiamenti dell'amministrazione statale, per esempio quando tentano di vietare le nostri manifestazioni. Una volta ci siamo appellati alla corte contro una decisione delle autorità locali e abbiamo vinto. Nessuno credeva che avremmo vinto, ma è successo. Siamo pro-russi ma non vogliamo che il governo ci dica cosa è giusto e cosa non lo è. Vogliamo pensare con le nostre teste. Come si è sviluppato negli ultimi anni il settore delle organizzazioni non governative in Transnistria?
Vi sono state fasi differenti. La gente qui è veramente attiva, ci sono molte persone di talento e il settore delle ONG è molto interessante. Ma il suo sviluppo dipende dalla situazione politica interna. Questo è un periodo favorevole, ma ad esempio quattro anni fa non era così. Oggi qui abbiamo più di 2000 ONG.
Realisticamente, quante di queste sono attive?
Concretamente sono circa dieci le ONG che possono dirsi attive, forse venti. A volte collaboriamo con loro. A dire la verità siamo più coinvolti in progetti politici e sociali come tavole rotonde, conferenze e simili. Ma forse sarebbe necessario assumere una posizione comune su varie questioni, in primis il conflitto tra Moldavia e Transnistria.
Ritenete possibile sostenere il processo di pace a partire dalla base? Crede che sia fattibile e utile avere un dialogo con le organizzazioni attive a Chişinău?
Crediamo che sia utile non solo comunicare attraverso mezzi informali, ma esprimere la nostra posizione, le nostre idee e spiegare ciò che sta avvenendo in Transnistria. Qui in Transnistria siamo al corrente di ciò che accade a Chişinău e in Moldavia ma so che la maggioranza dei giovani moldavi non sa come stanno le cose in Transnistria. Potrei parlare senza problemi dei principali personaggi della politica interna moldava, tutti qui sono in grado di farlo. Ma nessuno a Chişinău conosce i politici della Transnistria. Penso che per noi sia veramente importante, perfino necessario, spiegare che cosa sta succedendo qui, in modo che sia chiaro perché siamo qui, perché abbiamo determinate idee e perché non vogliamo fare parte della Moldavia.
Proriv si autodefinisce un'organizzazione patriottica. Che cosa è per lei “patria”?
Posso dirti che ho vissuto tutta la mia vita cosciente qui in Transnistria e questa è la mia patria. Ma anche la Russia è la mia patria e mi considero una cittadina del mondo. Sono nata in Germania, ho parenti in Siberia e mio padre è un militare russo che si è trasferito qui. Ho sangue bielorusso, polacco, turco, italiano, americano, russo e ucraino e forse altro ancora. Questa è il motivo per cui mi considero cittadina del mondo. Siamo seduti qui assieme, ma veniamo da paesi diversi e possiamo comunicare tra di noi in modo molto semplice e avere relazioni strette. Ma sento che questa è la nostra patria. Viviamo qui, e desideriamo che la nostra gente viva in condizioni migliori, se lo merita, ce lo meritiamo. E faremo tutto il possibile per rendere migliori le condizioni di vita di chi come noi decide di rimanere qui.

venerdì 18 settembre 2009

Noul presedinte al Republicii Moldova se tine de promisiuni. La doua zile dupa ce declara ca primul lucru pe care il va face dupa ce va fi confirmat presedinte va fi sa scoata vizele pentru romani, Mihai Ghimpu a semnat decretul care stabileste acest lucru. Presedintele interimar moldovean a semnat aseara decretul de anulare a vizelor, care intra in vigoare de astazi.

Cetatenii romani care vor dori sa treaca granita spre Republica Moldova vor putea face acest lucru fara sa mai aiba nevoie de viza, incepand de astazi. Ieri, presedintele moldovean a anulat, prin decret, decizia Guvernului din 8 aprilie de introducere a regimului de vize cu Romania. "Vineri decretul va fi publicat in Monitorul Oficial si cetatenii romani vor putea intra, in aceeasi zi, in Republica Moldova fara vize. Urmeaza ca granicerii sa se conformeze decretului presedintelui statului", a spus, ieri, Mihai Ghimpu, intr-o conferinta de presa.


Ghimpu, care a fost confirmat presedinte al Republicii Moldova, in urma cu doua zile, a spus ca vamesii care nu vor respecta decretul presedintelui Republicii Moldova privind ridicarea vizelor pentru Romania vor fi trasi la raspundere.

"Decretul presedintelui este obligatoriu pentru toate organele puterii din stat. Daca vamesii nu-l vor respecta, vor fi trasi la raspundere. Un stat de drept nu poate trai in afara legii. Am trait opt ani asa, ajunge!", a spus presedintele interimar, citat de Realitatea.net.

Ghimpu ataca fosta guvernare comunista

Seful statului moldovean s-a declarat rusinat de fosta guvernare comunista si a dat asigurari ca va lua decizii prin care sa fie inlaturate efectele deciziilor gresite de pana acum. El a spus ca a semnat acest decret pentru ca inca din 2006 Chisinaul printr-o lege a abolit regimul de vize cu cetatenii UE, si o hotarare de Guvern nu poate sa anuleze legea, noteaza Realitatea.net.

Vizele pentru cetatenii romani au fost introduse la inceputul lunii aprilie, dupa ce fostul presedinte Vladimir Voronin a acuzat Romania de interventie in treburile interne ale Moldovei. Decizia a fost luata pe fondul protestelor de strada, prin care cetatenii moldoveni au contestat rezultatele alegerilor parlamentare din aprilie, castigate de comunisti.

giovedì 17 settembre 2009


Republica Moldova a ridicat vizele pentru cetăţenii români
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Preşedintele interimar al Republicii Moldova, Mihai Ghimpu, a anulat regimul de vize cu România printr-un decret prezidenţiaL, care intră în vigoare începând de vineri.
"Vineri decretul va fi publicat în Monitorul Oficial şi cetăţenii români vor putea intra, în aceeaşi zi, în Republica Moldova fără vize. Urmează ca grănicerii să se conformeze decretului preşedintelui statului", a spus Mihai Ghimpu,preşedintele interimar.
Ghimpu a anunţat într-o conferinţă de presă că a anulat joi, prin decret, decizia Guvernului din 8 aprilie de introducere a regimului de vize cu România. Şeful statului a avertizat că vameşii care nu vor respecta decretul preşedintelui Republicii Moldova privind ridicarea vizelor pentru România vor fi traşi la răspundere. "Decretul preşedintelui este obligatoriu pentru toate organele puterii din stat. Dacă vameşii nu-l vor respecta, vor fi traşi la răspundere. Un stat de drept nu poate trăi în afara legii. Am trăit opt ani aşa, ajunge!", a spus preşedintele interimar. Ghimpu a spus că a semnat acest decret pentru că încă din 2006 Chişinăul printr-o lege a abolit regimul de vize cu cetăţenii UE, şi o hotărâre de Guvern nu poate să anuleze legea. "Iată cum au guvernat comuniştii. Mi-e ruşine că am avut astfel de guvernare, care încă mai şi declara că doreşte integrare europeană", a spus Ghimpu. "Reieşind din faptul că Guvenrul a încălcat legea menţionată şi că România este membră a UE, am semnat decretul privind suspendarea acţiunii hotărârii Guvernului", a spus preşedintele interimar. Potrivit preşedintelui moldovean, Constituţia oferă şefului statului dreptul de a suspenda deciziile Guvernului cu obligaţia de a sesiza Curtea Constituţională. "Sesizarea este deja pregătită, dar cred că noul Guvern va aboli această decizie fără să aştepte verdictul CC", a spus Mihai Ghimpu.Vladimir Filat a dat asigurări că România va putea deschide două consulate noi – la Bălţi şi Cahul, pentru a facilita procesul de eliberare a vizelor cetăţenilor moldoveni de la nordul şi sudul Republicii Moldova. "Chişinăul însă va dori de asemenea să deschidă consultate în România – la Iaşi, dar şi în altă parte, pentru a asigura cu servicii consulare în condiţii optime cetăţenii Republicii Moldova", a declarat viitorul premier moldovean, Vlad Filat.

mercoledì 16 settembre 2009


Bye bye comunisti .


Ormai confinati in poche province, gli orfani del regime sovietico lasciano il posto a una nuova Moldova. Che guarda a Occidente .

Ha annunciato le dimissioni e sarebbe pronto a fare le valigie. «Resto un semplice deputato», ha dichiarato Vladimir Voronin proprio il giorno della festa dell’Indipendenza moldova, il 25 agosto scorso. Voronin, ultrasettantenne ex capo di Stato della piccola repubblica ex sovietica nonché leader del locale Partito comunista non può essere ricandidato alla prima carica del paese secondo le leggi vigenti. Non si tratta solo di stanchezza. I giornalisti bene informati di Chisinau aggiungono anche che l’ex leader starebbe già preparandosi a un dorato esilio moscovita. Che la villa di Condrita, sicuro rifugio del premier, sarebbe già stata svuotata di tutte le ricchezze accumulate in otto anni di potere assoluto dagli uomini della sicurezza: «Il leader è stanco, sa che il suo tempo è passato. Non ha neppure ottenuto le garanzie che si aspettava dal capo del governo russo Medvedev, nell’ultimo vertice di Soci», spiega Val Butnaru, direttore del Jurnal de Chisinau e accreditato intellettuale locale. «I russi – continua – hanno detto apertamente a Voronin di essere disposti a dialogare con qualsiasi governo venga fuori da queste ennesime elezioni del 29 luglio. Chi ha orecchie per intendere, intenda. E senza l’aperto sostegno russo, ai comunisti moldovi restano molte meno carte da giocare sul tavolo», chiarisce Butnaru. Ai russi interessa molto di più che sopravviva l’enclave transnistriana: la Moldova potrebbe anche passare sul fronte occidentale o mantenere perlomeno una posizione neutralista.
L’ex Bessarabia, russofona e romanofona insieme, sembra dunque svoltare ad Ovest, dopo due elezioni, entrambe invalidate con cavilli burocratici dai comunisti. L’ultima tornata, però, il 29 luglio scorso, il giochetto non ha funzionato. Allo spoglio dei voti, al partito è sì rimasta la maggioranza relativa, con il 44 per cento dei consensi, ma ora i comunisti devono fare i conti con l’opposizione di quattro partiti di centrodestra coalizzati. Un disastro per gli eredi di Voronin, guidati dall’ideologo Marc Tcaciuk, che miravano a dividere i moderati ed esprimere ancora il nuovo presidente. Niente da fare: anche nella sonnolenta Moldova, si cambia davvero. Che la situazione stesse mutando, del resto, lo si era capito da molte avvisaglie: ultimi ma non secondari, i moti del 7 aprile scorso, con gli studenti che hanno assaltato il palazzo del governo protestando per l’immobilismo dei politici e del primo ministro Zinaida Grecianii di fronte alla crisi economica. Tre morti alla fine degli scontri e le accuse dei comunisti che ad organizzare i tumulti siano stati i servizi segreti rumeni. Anche gli intellettuali alzano la testa: il loro simbolo resta Grigori Vieru, scrittore scomparso appena un anno fa. Ma un po’ tutta l’intellighenzia moldova, nel cinema, nel teatro, nella musica, guarda ad Ovest: «Veniamo da una pazienza eterna – spiega a Tempi Dumitru Crudu, della rivista Stare de Urgenta – e abbiamo imparato a sopravvivere in decenni di censura. Non credo che il vero problema sia l’identità moldova: se siamo, in altre parole, più russi o rumeni come popolo. Il problema è la voglia di libertà, e di miglioramento economico, che il governo di Voronin non riesce più a garantire». Crudu ha dedicato l’ultimo libro, Macello in Georgia al conflitto caucasico, conosce bene le realtà dell’ex impero sovietico. «Non bisogna spezzare la realtà in due – aggiunge l’avvocato Eduard Digore. Moldovi tutti anticomunisti o tutti filorumeni? Non direi. Certo, in ogni caso, tutti filoeuropei».
Agli eredi della falce e martello resta qualche consenso nelle province, in città come Balti o Cahul, ma la capitale è saldamente in mano alla nuova generazione di politici: tutti schierati verso Occidente. A cominciare da Dorin Chirtoaca, 32 anni, giovane e dinamico sindaco. Proseguendo con Marian Lupu, conservatore, e soprattutto con Vlad Filat, 45 enne leader del Partito liberaldemocratico e uomo di punta dello schieramento moderato. Per frenare in qualche modo “il cambio”, i comunisti hanno tentato il ricorso alla Corte Costituzionale (che
l’ha respinto la settimana scorsa) sulla presunta illegalità delle elezioni e l’abbandono del Parlamento. Un Aventino che non cambia comunque le carte in tavola e che comunque non ha impedito all’alleanza moderata di eleggere il nuovo speaker del parlamento, Mihai Ghimpu, del Partito liberale. «Assistiamo a una transizione lenta ma inesorabile – spiega a Tempi l’ambasciatore d’Italia Stefano De Leo – gli artifizi o i cavilli giuridici non possono bloccare la svolta».

Badanti, manovali e vino.
Intanto, pacifici ma non abulici, i 3 milioni e mezzo di moldovi stanno a guardare le manovre del palazzo. Banalizzando, si potrebbe dire che il paese esporta badanti, manovali e vino. Quasi ogni famiglia moldova ha un parente che lavora all’estero: Italia in primis, dove la colonia di emigrati raggiunge le 400 mila persone, ma ci sono moldovi anche in Francia e Spagna. Le rimesse di questi migranti sono decisive per mantenere l’economia locale, come spiega monsignor Cesare Lodeserto, della fondazione Regina Pacis: «Non solo rimesse. Gli aiuti dei governi europei stanno aumentando decisamente. Parlo di aiuti in denaro, ma anche di aiuti in infrastrutture: strade, ponti, vie di comunicazione. Sostegni che, soprattutto fuori dalla capitale, sono preziosi per alzare il livello di vita della popolazione». Lo stipendio medio a Chisinau è di 200 euro, mentre in periferia si può anche sopravvivere con ottanta euro. I pensionati usano lo scambio in natura: polli e oche in cambio di legna per passare un inverno tranquillo. «Un’altra dimensione di vita. Dove però i valori umani restano molto forti. Come fondazione e come Chiesa cattolica lavoriamo naturalmente per il ricongiungimento delle famiglie – continua il monsignore –, ma anche per favorire il lavoro stagionale come forma di sostentamento. L’unica soluzione che permetta di non interrompere il legame fra genitori e figli, che permetta ai migranti di riportare in patria le conoscenze, artigianali e professionali, accumulate da noi in Italia». Se la capitale dell’ex “vigneto dell’Unione Sovietica” raggiunge il milione di abitanti, le campagne restano semiabbandonate. Bambini e vecchi pagano il dramma di una nazione che perde il cuore della propria forza lavoro. Intendiamoci: non è in discussione il sostentamento. Non si muore di fame in Moldova. Il problema resta l’educazione, la guida di una generazione abbandonata a se stessa.
Ernesto Massimetti 15/09/2009