CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
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venerdì 30 settembre 2011


L’Ue volge ad est per rafforzare il domino atlantico.



Al vertice di Varsavia per la partnership orientale, l’Ue critica Ucraina e Bielorussia, ma tende la mano a Moldavia e Georgia.
Nella capitale polacca per l’occasione erano presenti i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’Unione europea e dei sei Paesi ex-sovietici ai confini orientali dell’Ue – Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia ed Ucraina – con cui è stato concluso l’Accordo di associazione il 7 maggio 2009 a Praga, nonché i vertici delle istituzioni politico-parlamentari e finanziarie dell’Ue. I lavori del summit sono stati aperti dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy (nella foto).
Il vertice ha fatto il punto sul raggiungimento degli obiettivi stabiliti dai progetti di partnership, fondati sulla solita filastrocca dei valori democratici e dei diritti umani. Ritornelli utili a garantire il controllo su alcuni Stati che mantengono la propria sovranità nazionale ed economica rispetto al dominio economico-politico di Washington. Durante i lavori si è parlato anche dell’apertura dei negoziati sugli Accordi di associazione tra l’Ue, la Moldavia e la Georgia. Ma le tensioni non sono mancate, a causa delle controversie che oppongono l’Unione europea a Ucraina e Bielorussia. Quanto a Kiev, i tecnocrati Ue sono delusi per il trattamento giudiziario riservato all’ex primo ministro ed ex “golpista arancione”, Yulia Timochenko, sotto processo perché accusata di aver siglato nel 2009, senza autorizzazione del governo, accordi con la Russia sul gas dannosi per il Paese. Con il solito stile che li contraddistingue gli eurocrati preferiscono interferire nelle questioni interne di uno Stato sovrano per difendere gli interessi del mondo euro-atlantico e dei suoi alleati, nel caso ucraino della Tymoshenko, da sempre legata a doppio filo con Washington. L’Ue chiede infatti una soluzione del processo alla Tymoshenko e pone questa condizione per la firma di un accordo d’associazione con l’Ucraina, prevista per dicembre. Più pesante e complessa la questione bielorussa. L’Unione europea ha criticato severamente Minsk per gli arresti degli oppositori politici del presidente Alexander Lukashenko dopo la sua rielezione nel dicembre 2010. Dal canto suo Lukashenko ha inviato al suo posto un ambasciatore, creando molta irritazione a Bruxelles. Tra i 27 si rafforza l’ipotesi di imporre nuove misure contro Minsk, anche di carattere economico. Tra le novità è da menzionare l’intervista al presidente georgiano Mikhail Saakashvili pubblicata dal quotidiano Rzeczpospolita di Varsavia, che ha confermato come Tbilisi potrebbe impiegare dai cinque ai dieci anni ad entrare nell’Unione europea. “È importante per noi cominciare a integrarci nelle strutture europee. Questa cosa richiederà qualche anno”, ha detto Saakashvili, quantificando “tra cinque e dieci anni” il tempo necessario. “La Georgia – ha continuato il capo di Stato legato all’intelligence statunitense – si sviluppa così rapidamente che ci sarà un momento in cui l’Ue non potrà più negarci l’adesione. La nostra posizione di partenza è oggi migliore di quella della Bulgaria e della Romania all’epoca in cui quei Paesi lanciavano i loro negoziati per entrare nell’Ue”. È evidente che questa attività verso i confini orientali da parte dell’Unione europea non può risultare gradita alla Russia, che è consapevole dei pericoli connessi a tale strategia che mira a circondare la Federazione e i suoi confini di Paesi collusi con il mondo atlantico, strappandoli alla sua sfera di influenza. Una strategia quella europea che mira sì a rafforzare i già cospicui successi di questi anni sul piano della cooperazione, con scambi commerciali pressoché triplicati nell’arco di un decennio, ma anche a garantire il controllo politico-militare di queste aree per conto dell’impero a stelle e strisce.

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=10628

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