CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

lunedì 13 aprile 2009

Voto Moldavia, mercoledì il riconteggio delle schede.

CHISINAU (Reuters) - I funzionari elettorali moldavi hanno stabilito oggi che sarà effettuato mercoledì il riconteggio dei voti dopo che il presidente dell'ex stato sovietico ha richiesto la procedura a seguito delle elezioni parlamentari della settimana scorsa, al termine delle quali la vittoria del suo Partito Comunista ha provocato l'esplodere di violente proteste.
I partiti di opposizione moldavi, filo-occidentali, sostengono che ci siano stati dei brogli elettorali.
La Corte Costituzionale ha ordinato alla Commissione elettorale centrale di ricontare entro nove giorni tutte le schede elettorali delle elezioni del 5 aprile, accogliendo la richiesta in tal senso del presidente Vladimir Voronin, il quale accusa gli oppositori di avere organizzato violente proteste nell'ambito di un'operazione fomentata dalla Romania.
Voronin ha comunque chiesto il riconteggio allo scopo di ristabilire fiducia e calma.
La Corte Costituzionale ha anche disposto l'esame delle liste dei votanti.
L'opposizione chiede nuove elezioni e ha preso le distanze dalle violenze.
"La procedura richiederà una singola giornata", ha detto ai giornalisti Eugeniu Stirbu, presidente della Commissione elettorale.


(AGI) - Roma, 13 apr.
- Pierluigi Castagnetti (Pd) chiede al governo italiano di assumere un’iniziativa a livello europeo e di Nazioni Unite sulla Moldavia.
“Giungono notizie, soprattutto via internet poiche’ sono state chiuse tutte le frontiere, che la situazione in Moldavia e’ giorno dopo giorno sempre piu’ drammatica - dice Castagnetti - il governo filorusso sta mettendo in atto una repressione durissima, restringendo anche solo gli spazi di movimento interno per tutti, soprattutto per i giovani. Nelle universita’ sono in corso espulsione dei giovani colpevoli di avere dimostrato pacificamente. La polizia controlla, intimidisce e perseguita tutti i cittadini sospettati di simpatia per l’opposizione. La stessa concessione di ricontare senza riverificare la validita’ delle schede - considerato che avrebbero votato elettori ormai defunti o ragazzi privi della maggiore eta’ - si configura come la replica di una truffa”.
“La comunita’ internazionale - aggiunge - non puo’ assistere passivamente e tollerare la sopravvivenza di un regime ’sovietico’ non voluto dal popolo nel cuore dell’Europa. Per questo chiediamo al governo italiano di assumere una iniziativa a livello europeo e di Nazioni Unite, anche per corrispondere alle aspettative e alle apprensioni dei tanti cittadini moldavi che lavorano nel nostro paese”. (AGI)
http://www.universita-oggi.it/archives/00014225.html

MOLDAVIA: APPELLO COMMISSIONE UE A RISPETTO DIRITTI UMANI FONDAMENTALI

(ASCA-AFP) - Bruxelles, 11 apr - L'Unione Europea ha chiesto il rispetto dei diritti e delle liberta' fondamentali in Moldavia, dove nei giorni scorsi c'e' stata una rivolta contro il governo.
Il presidente della commissione europea per le relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, ha auspicato una stabilizzazione della situazione di calma, aggiungendo che ''e' importante evitare l'uso della forza o della provocazione verbale'' e che le autorita' moldave ''garantiscano il pieno rispetto delle liberta' e dei diritti fondamentali''.La commissione europea ha infine commentato positivamente la decisione di una verifica sui voti delle elezioni del 5 aprile scorso.

In Moldavia la Russia attacca l’U.E. Che tace .

Giovedì scorso Sergej Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa, salutava con favore la nuova era di distensione con gli Stati Uniti di Obama. Perché? Vedere cosa è successo in Moldavia (repubblica ex sovietica) per credere.
In Moldavia (il cui nome ufficiale sovietico è Repubblica Moldova), i comunisti (non “post” e neppure “neo”, ma comunisti duri e puri) pro-Cremlino hanno vinto le elezioni con più del 50% dei voti. Il presidente Vladimir Voronin afferma che le elezioni sono state libere ed eque, nel rispetto degli standard internazionali e dei diritti umani. L’opposizione, costituita da una coalizione di partiti liberali e popolari, la pensa diversamente: brogli e intimidazioni ai danni degli elettori, soprattutto fuori dalla capitale Chisinau. Il segretario del Partito Liberale, Vlad Filat, ha dichiarato alla Reuter che: “le autorità non hanno rispettato i patti stipulati con il presidente Voronin” per permettere all’opposizione l’accesso alle liste dei votanti.Gli osservatori internazionali denunciano violazioni minori. Il portavoce dell’Organizzazione in Moldavia, Matti Sidoroff, ha dichiarato che il processo elettorale abbia rispettato i principali standard internazionali, ma il 6 aprile, durante lo spoglio, aveva anche citato casi di “indebita pressione amministrativa” nel voto.Al di là dell’indignazione per il sospetto di frodi, l’opposizione teme di assistere alla crescita di una nuova dittatura post-sovietica, in grado di mantenere il potere, più o meno democraticamente, in un periodo di tempo indeterminato. I comunisti, con una maggioranza schiacciante, possono rieleggere il prossimo presidente della repubblica, mantenere il controllo sull’esecutivo, sulla magistratura e sull’economia locale, negare alla Moldavia le sue aspirazioni a entrare nell’Ue e nella Nato, oscillare fra una politica pro-russa o pro-occidentale a seconda del momento, come tutte le dittature post-sovietiche. Questo contribuisce a spiegare la rabbia scoppiata soprattutto fra i giovani universitari, scesi in piazza e gettatisi all’assalto delle istituzioni. Un morto, 270 feriti, 193 arrestati: è questo l’esito del martedì di fuoco a Chisinau.Vladimir Voronin ha subito trovato il suo capro espiatorio: la Romania. Il suo ambasciatore è già stato dichiarato “persona non grata”, è stato negato l’accesso ai cittadini rumeni, i reporter loro connazionali sono stati espulsi, un rumeno è stato arrestato, accusato di aver contribuito a pianificare i disordini.Non è un caso che si scelga di scaricare la responsabilità su Bucarest, perché la Moldavia ha una maggioranza di lingua neolatina, una bandiera uguale a quella del vicino europeo e una storia di appartenenza alla Romania dal 1918 fino alla II Guerra Mondiale, quando, in base al Trattato Ribbentrop-Molotov l’Urss di Stalin occupò militarmente la regione Bessarabia (attualmente divisa fra Moldavia e Ucraina). La Romania fu già accusata di alimentare le insurrezioni moldave negli ultimi anni dell’Urss, quando la popolazione, nel 1988, avviò un vasto movimento di protesta per ripristinare l’uso della propria lingua neolatina al posto del russo ufficiale. Nel 1991, quando la Moldavia dichiarò la propria indipendenza dall’Urss e chiese il ritiro della XIV armata sovietica dal territorio della Transnistria, i russi intervennero militarmente, separarono, di fatto, la loro regione al di là del Dniestr dal resto del Paese (proprio come hanno fatto con l’Ossezia nell’agosto del 2008 a spese della Georgia) e minacciarono ancora la Romania. “Possiamo arrivare a Bucarest in due ore” affermava più volte il generale Alexandr Lebed durante quella guerra, per far capire al vicino che stava facendo sul serio.C’entrano i russi anche in questa crisi? C’entrano eccome, nel senso che incombono nel teatro d’operazioni. I Russi sono sempre militarmente presenti nella Transnistria e possono intervenire ancora per poi dichiarare l’indipendenza della regione moldava a maggioranza russa. Per ora si limitano alle minacce, sia da parte del ministro degli Esteri Sergej Lavrov (anch’egli ha accusato la Romania di aver fomentato i disordini), che dell’ultimo presidente dell’Urss Michail Gorbachev. Il quale, dal suo buon ritiro, tuona contro le “ingerenze straniere” nella repubblica ex sovietica. Seguendo il solito schema, i partiti nazionalisti russi additano la responsabilità di un nemico esterno che starebbe complottando per rovesciare il governo moldavo. Non mancano le accuse lanciate alla Cia, il capro espiatorio classico di tutti i regimi post-comunisti. Mercoledì, all’indomani degli scontri a Chisinau, il vice-capogruppo parlamentare di Russia Unita (quello di Vladimir Putin e Dmitri Medvedev) dichiarava che lo scopo dell’insurrezione fosse: “Indebolire l’influenza della Russia nei paesi della ex Unione Sovietica affinché intorno alla Russia non vi siano più Stati filorussi”. Il partito putiniano ha ribattezzato arbitrariamente la rivolta “rivoluzione lilla” (visto che “in Moldavia crescono i lilla”) per sottolineare la continuità con le rivoluzioni “colorate” (rosa e arancione) di Georgia e Ucraina, tutte, secondo la propaganda russa, “pilotate dalla Cia”.Tutto segue il solito schema delle rivoluzioni e controrivoluzioni nelle repubbliche ex sovietiche, dunque. Tranne una cosa: il silenzio assordante di Ue e Stati Uniti. Sia nel caso della Rivoluzione delle Rose in Georgia (2003), che in quello della Rivoluzione Arancione in Ucraina (2004), Bruxelles e Washington avevano preso posizione al fianco dei partiti democratici e filo-europei. Oggi tacciono, mostrano imbarazzo di fronte alle accuse rivolte alla Romania, danno un appoggio sostanziale alla classe dirigente comunista. Javier Solana, alto rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza dell’Ue ha immediatamente definito “inammissibile” l’assalto alle sedi istituzionali da parte degli insorti. E’ evidentemente inaccettabile issare la bandiera blu stellata dell’Ue su un palazzo presidenziale, come hanno fatto i liberali moldavi. Non c’è stata alcuna protesta per l’arresto di 193 oppositori. Solo un invito alla calma rivolto salomonicamente a entrambe le parti. La Repubblica Moldova parteciperà regolarmente all’incontro per la partnership dell’Est con i membri del club dei 27. Come gesto di buona volontà, Voronin ha concesso all’opposizione il riconteggio delle schede. Sapendo che la Corte Suprema, le commissioni elettorali e tutta la macchina dello Stato sono già nelle sue mani, è sicuro di veder confermata la sua vittoria. Bruxelles è intervenuta solo per smorzare la tensione con la Romania (suo membro a pieno titolo) ma non è affatto diminuito il volume di accuse verbali riversate su Bucarest da Voronin e da Mosca. La Nato (di cui pure la Romania fa parte) tace da quattro giorni. Barack Obama, appena tornato dall’Europa, non ha speso una sola parola sulla crisi.Ecco perché il Cremlino festeggia la nuova era di rapporti con l’Occidente: ha capito di avere carta bianca sulle sue ex colonie. E che minacciare un Paese membro della Nato e della Ue non costa più nulla.
http://www.libertiamo.it/



Moldova/ Presidente: Adesione Romania in Ue ha complicato le cose.Voronin: dietro proteste anche "yugoslavi" pagati degli Usa

Bruxelles, 13 apr. (Apcom-Nuova Europa)
- L'ingresso della Romania nell'Unione europea, avvenuto nel 2007, ha destabilizzato la Moldova, perché ha spinto molte persone a ottenere la cittadinanza romena per poter viaggiare senza visto in Europa.
E' quanto afferma, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, il presidente comunista Vladimir Voronin, scosso dalle proteste violente dell'opposizione che lo hanno costretto ad accettare una riconta delle elezioni del 5 aprile. Nel colloquio con l'inviata Pilar Bonet, Voronin torna a parlare di una regia romena dietro le manifestazioni, ma evoca anche l'intervento di cittadini "jugoslavi" e "serbi", al servizio di "un'istituzione nordamericana". "Ho già detto alla Commissione europea che al momento di ammettere la Romania nell'Ue avrebbero dovuto abolire i visti per i cittadini della Moldova, in modo che così nessuno avrebbe preso il passaporto romeno. Però nell'Ue sono duri di comprendonio. Mi sono lamentato molte volte e l'ho fatto anche oggi (l'intervista è avvenuta sabato, ndr) con (il Rappresentante Ue per la politica estera) Javier Solana. Continueremo a insistere. Vogliamo andare in Europa passando per Bruxelles, non per Bucarest", spiega Voronin. Il presidente sostiene che l'opposizione anti-comunista rappresenta "il 2% o il 3% della popolazione, fomentata dai partiti politici", mentre "la maggioranza sostiene la nostra linea di integrazione europea". Secondo Voronin i molti giovani che sono scesi in piazza per contestare la vittoria del suo partito sono stati istigati dai professori di liceo e di università, accusati di essere seguaci di Ion Antonescu, il dittatore romeno alleato di Hitler durante la Seconda guerra mondiale. Voronin afferma di "non vedere nulla di buono" nei rapporti con Bucarest. "La Romania non si rende conto di essere nell'Ue e di dover rispettare alcune regole. La Romania non riesce a rinunciare alle proprie mire espansioniste, e continua a rifiutare la firma di un Trattato frontaliero e di rapporti interstatali con noi". Ma secondo il presidente moldavo, dietro le proteste della settimana scorsa non ci sono solo mani romene: "Abbiamo fotografato uno jugoslavo con i documenti di un'istituzione nordamericana. Il 7 aprile c'erano nove serbi che dirigevano gli eventi e agenti dei servizi segreti della Romania. Li arresteremo e li processeremo", promette Voronin. "Volevano approfittare della situazione - accusa - e organizzare una di queste cosiddette 'Rivoluzioni colorate'. Lo stesso che è accaduto a Belgrado, Tbilisi, Bishkek e Kiev". Lo sviluppo europeo della Moldova, uno dei Paesi più poveri del Vecchio Continente, è frenato anche dal conflitto con la regione separatista della Transdnistria, una striscia di terra al centro di molti traffici clandestini che gode del sostegno di Mosca. Secondo Voronin la riunificazione "è più vicina" perché le imprese della provincia si sono registrate con le autorità di Chisinau e "quasi 350.000" residenti hanno scelto il passaporto moldavo (su una popolazione stimata di oltre mezzo milione). Tuttavia il capo di Stato moldavo è convinto che "la questione non si risolverà fino a quando la Russia" non avrà concluso con gli Stati Uniti un accordo sul disarmo e sulle basi militari nel Mar Nero.

12/04/2009 20:39 Questo articolo rende piuttosto bene ed esaurientemente la situazione. Ma forse è meglio spiegare un passaggio che resta poco chiaro. Non è la Moldavia, ma la Bessarabia (l'attuale Repubblica di Moldova) che era entrata far parte della Romania dal 1918 (che anzi vi era rientrata). Molto spesso su questi problemi avvengono confusioni dovute al fatto che "Moldova" è il termine con cui viene definita in lingua romena la Moldavia. Purtroppo alla fine della seconda guerra mondiale, quando Stalin si impadronì di una parte della Moldavia storica, la Bessarabia, valendosi del patto Molotov Ribbentropp, egli assegnò il nome "Moldova" alla Bessarabia (quindi a una parte molto limitata, sita a Nord-Est, della Moldavia storica). Ma la Moldavia storica è un principato molto antico, che è stato indipendente nel medioevo, ha combattuto fieramente contro l'Impero ottomano, una volta infine sconfitta è entrata a farne parte in maniera particolarmente attenuata: per usare i termini della diplomazia di allora suzerainété, cioè "vassallaggio", e non souverainété, cioè dominazione piena, come invece avveniva per tutti gli altri territori assoggettati dalla Sublime Porta, dai Balcani all'Ungheria (per il periodo in cui quest'ultima divenne un pascialato ottomano). Si trattava di un tipo di vassallaggio che nell'ambito di tutti i territori assoggettati dal Sultano ha riguardato solamente la Repubblica di Ragusa e i tre Principati Danubiani: la Moldavia, appunto, la Valacchia, e la Transilvania (per il periodo più breve in cui anche quest'ultima si trovò a dipendere dalla Sublime Porta). Questo Principato di Moldavia, che rimase unitario per tanti secoli, si vide sottrarre per la prima volta la Bessarabia (cioè - ripeto - quella che oggi noi chiamiamo Repubblica di Moldova) nel 1812, con l'occupazione russa. Nel corso del XIX secolo, tuttavia (tra la guerra di Crimea e il Congresso di Berlino del 1878), queste terre travagliate passarono varie volte di mano tra Russi e Romeni. La Bessarabia ritornò a far parte del resto della Moldavia nel 1918 in seguito alla fine della prima guerra mondiale; entrava così a far parte della Romania, uno stato che nella seconda metà del XIX secolo era sorto dall'Unione dei Principati Danubiani di Valacchia e di Moldavia. Anche la Transilvania, il Banato, la Dobrugia e la Bucovina (un altro pezzetto di Moldavia storica, che era stato preso dall'Impero Asburgico nel 1774 in seguito al trattato di Kuchuk Kainarji) sarebbero nel 1918 entrati a far parte di quella Grande Romania che unì alla fine della prima guerra mondiale tutti i Romeni. La popolazione della Bessarabia, nonostante gli intensi, ripetuti, tentativi di russificazione, era - ed è - restata incessantemente a maggioranza romena, e parla il romeno. Ricordo che il romeno, come spiegava ad esempio il nostro celebre filologo Carlo Tagliavini, che era un esperto di lingue romanze, è caratterizzato dal fatto di non avere neppure dialetti, ma solo parlate – contrariamente, per esempio, all'italiano, e ben diversamente da quanto si sono sforzati di sostenere i Russi e i loro amici.

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