CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
http://www.timpul.md/articol/cum-ne-pregatim-noi-de-referendum-14868.html

lunedì 3 agosto 2009


In Moldova estromessi i comunisti dal governo .

La Moldova volta pagina: il voto popolare di fatto estromette i comunisti dal governo, anche se il partito del presidente della repubblica uscente Vladimir Voronin resta il primo partito moldavo.
Ma dal 49% scende al 45%, perdendo meno di quanto era previsto (l'ultimo sondaggio dava i comunisti al 30%, gli exit poll al 40%). Da 60 deputati (maggioranza assoluta sufficiente per governare da soli ma non per eleggere il nuovo presidente della repubblica: ne servono 61) i comunisti scendono a 48, mentre le opposizioni insieme raccolgono 53 deputati. I dati in sintesi, col 98% delle schede scrutinate, sono i seguenti. In grassetto i seggi conquistati, nella seconda parentesi i seggi precedenti.
PCRM (comunisti) - 45,07% (48) (60)
PLDM (liberal-democratici) - 16,40% (17) (15)
PL (liberali) - 14,36% (15) (15)
PDM (democratici) - 12,61% (13) (0)
ANM (Moldova Nostra) - 7,37% (8) (11)
Irrilevanti le percentuali di popolari e verdi, che restano esclusi dal parlamento.
Il vero vincitore delle elezioni è l'ex speaker del parlamento Marian Lupu, appena uscito dal partito comunista per entrare nel partito democratico:
ciò ha permesso al movimento affiliato al Pse di decuplicare i suoi voti in pochi mesi ed entrare in parlamento con 13 deputati. Lupu, economista 43enne con grandi esperienze all'estero, è visto come l'uomo nuovo e questo risultato dimostra come il suo consenso personale sia molto alto nel Paese. Ha già dichiarato di non volersi alleare con il suo ex partito a causa di divergenze nette sui rapporti con la Romania e con l'Ue, che lui vorrebbe più stretti.
La coalizione governativa dovrebbe quindi essere composta dai tre partiti liberali e dai democratici, che insieme ottengono 53 seggi. I comunisti, per bocca di Voronin, hanno immediatamente dato la disponibilità a partecipare a una coalizione di unità nazionale, ma sui temi cruciali (i rapporti di politica estera) c'è una spaccatura netta tra ciò che desiderano i comunisti e ciò che vogliono gli altri partiti. Ma il primo passaggio è l'elezione del nuovo presidente: servono, come detto, 61 deputati, e queste elezioni sono state indette, a pochi mesi dalle precedenti, proprio per l'impossibilità dei comunisti di scegliersi da soli il nuovo nome. Sarà necessario un accordo generale, ed è proprio Marian Lupu il nome più probabile, dato che il suo (alto) consenso è personale e va al di là del partito in cui milita.
Sembra quindi che l'obiettivo della cosiddetta «Twitter revolution» sia stato raggiunto, e con il metodo migliore: quello delle urne. All'indomani delle elezioni del 5 aprile, nella capitale Chisinau la giornalista Natalia Morar, tramite il social network Twitter, aveva chiesto una mobilitazione. Ci si aspettava qualche centinaio di persone e invece in piazza se ne erano radunate circa 20mila. Ne era scaturita una violenza collettiva che aveva portato all'incendio parziale del palazzo del parlamento, con una decina di giovani che andavano a issare la bandiera della Romania e quella dell'Ue sul tetto. La polizia aveva risposto nei giorni successivi con arresti talvolta indiscriminati, facendo delle retate nei
campus universitari e, secondo le denunce dei tre partiti liberali, compiendo violenze gratuite sui fermati. Dopo un riconteggio dei voti che aveva confermato la schiacciante vittoria comunista, all'opposizione non era rimasto che rimanere compatta fino alla manifesta impossibilità per i comunisti di eleggere il successore di Voronin: da qui il nuovo voto.
La Moldova, questo è certo, deve da subito trovare una via d'uscita alla pesante crisi economica. Un aiuto immediato potrebbe essere quello di Mosca, che aveva promesso un'iniezione di denaro pari al 12% del Pil moldavo, sempre che non fosse una promessa condizionata a un esito elettorale «amico». Le esportazioni nel 2009 stanno crollando, i prezzi al consumo crescono e molti piccoli commercianti e ambulanti sono quasi senza lavoro. Per di più i produttori di vino (il principale prodotto agricolo), di fronte a un invenduto senza precedenti, nel corso del 2009 si sono visti costretti a riciclare le scorte in derivati dell'alcool (ad esempio i distillati) per limitare il danno economico. Calano anche le rimesse degli immigrati all'estero che nel 2008 hanno rappresentato circa il 34% del Pil, un dato che pone la Moldavia in testa a questa non felice classifica nel mondo insieme al Tajikistan.
E' opinione comune nel Paese che, senza una ripresa economica a breve, l'immigrazione tornerà a crescere. Già oggi centinaia di migliaia di moldavi (su un totale di più di 4milioni di abitanti) vivono all'estero, soprattutto in Russia e Ucraina ma anche in Italia, Francia e Regno Unito. Questo fenomeno migratorio di massa, tra l'altro, ha effetti negativi sulla società moldava perché provoca la divisione di molte famiglie. Sono in aumento i divorzi e non è infrequente, soprattutto nelle parti rurali del Paese, trovare un'intera generazione di adolescenti affidata ai nonni o ai vicini di casa, con gravi ripercussioni sull'abbandono scolastico e a volte sull'aumento del crimine giovanile.
di Massimiliano Melley
melley@ragionpolitica.it
giovedì 30 luglio 2009

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