CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???

CUM NE PREGATIN NOI DE REFERENDUM???
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lunedì 3 agosto 2009


Moldova: situazione molto ingarbugliata .

Marian LupuIl leader del Partito Democratico, di ispirazione social- democratica, Marian Lupu, già appartenente al Partito Comunista, non nasconde le proprie ambizioni presidenziali.
Dopo la storica sconfitta comunista, ora le forze d’opposizione in Moldova cercano una via d’uscita dall’impasse istituzionale: nuove elezioni anticipate ad ottobre?
Lo scorso ventitre luglio qualcosa, innegabilmente, dalle parti di Chișinău è cambiato. Alle elezioni legislative tenutesi in quella data i comunisti filo- russi del partito guidato dall’attuale Presidente Vladimir Voronin hanno perso la maggioranza assoluta dei consensi, riuscendo a far eleggere solamente 48 deputati sui 101 che formano il Parlamento mono- camerale. Le opposizioni, composte dal Partito Liberale, da quello Liberal- democratico, da quello della Grande Moldova, dichiaratamente nazionalista, e dal Partito socialdemocratico, che qua semplicemente si chiama democratico, guidato dall’ex comunista Marian Lupu, hanno conquistato in tutto 53 seggi ed almeno sulla carta hanno i numeri per formare, se sapientemente coalizzate tra di loro, un nuovo governo che dia al paese la speranza di potersi un giorno riunire con la madre- patria romena e dunque di entrare nell’Unione europea. L’ottanta per cento della popolazione moldava infatti è di etnia romena, sino al 1944 la Moldavia unita era sotto la sovranità di Bucarest, e dunque come massimo desiderio ha quello di riunirsi alla madre- patria al fine di cancellare una volta per tutte la vergogna delle annessioni russe e sovietiche.
Per concordare un’unica piattaforma di governo ed essere in grado di gestire la difficile situazione che si presenta agli occhi di ogni moldavo responsabile dopo il verdetto delle urne, giovedì scorso i rappresentanti dei quattro partiti sinora d’opposizione si sono incontrati a Chișinău. La parte del leone l’hanno fatta i democratici di Marian Lupu ed i liberal- democratici di Vlad Filat. Tutti hanno escluso la possibilità di un’alleanza con il partito comunista di Voronin. L'entusiasmo con cui tutto l’occidente ha salutato la vittoria degli anti- comunisti è però, considerato l’attuale sistema costituzionale moldavo, assolutamente non giustificato. Il Parlamento di Chișinău infatti ora dovrà procedere all’elezione del nuovo Presidente che dovrebbe sostituire Voronin e poi questo dovrebbe nominare il nuovo governo che, dopo aver ottenuto la fiducia parlamentare, entrerebbe in carica. Ed è da escludere la possibilità che Voronin intenda affidare l’incarico di formare il nuovo esecutivo ad un politico intenzionato a cacciare i comunisti filo- russi all’opposizione. Lupu si è autocandidato nella veste di nuovo Presidente della Repubblica, ma per accedere a quella carica occorre ottenere la maggioranza qualificatata dei voti in Parlamento, cioè sessantun voti. Nessuna delle due forze in campo – e cioè l’opposizione anti- comunista, ne possiede cinquantatre, o il partito comunista moldavo, con soli quarantotto voti – appare in grado di poter eleggere la massima magistratura moldava senza prima scendere a patti con l’avversario. Nel caso in cui mancasse ogni possibilità di accordo, Voronin dovrebbe, e tutto lascia presagire che la circostanza non gli dispiacerebbe affatto, sciogliere il Parlamento e riconvocare i moldavi alle elezioni legislative anticipate in autunno. Potrebbe anche succedere invece che, nonostante il diniego dei democratici, Lupu scendesse a patti con i comunisti e con una sfacciata manovra di puro potere barattasse il suo desiderio di venire nominato Presidente della Repubblica con l’impegno di nominare, poi, Voronin premier di una coalizione formata da Democratici e Comunisti. Guarda caso i due partiti in Parlamento dispongono proprio di sessantun voti.
Sarebbe un tradimento della volontà popolare ma da queste parti, troppe volte, così si usa. Appare dunque chiaro che senza un intervento pacificatore di Russia, Romania ed Unione europea, i tre vicini di Chișinău, la situazione in Moldavia appare sempre più destinata ad incancrenirsi. L’occasione è buona per vedere se il neo- presidente russo Medvedev si è davvero emancipato dal suo nume tutelare Putin ed intende reiniziare ad intessere sereni rapporti con l’Unione europea e con la Nato. In ogni caso l’eventuale futuro atlantico e romeno- europeo di Chișinău è ancora molto al di al da venire.
Scritto da Sergio Bagnoli
sabato 01 agosto 2009

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